Una lieta e santa Pasqua
Quest’anno
Pasqua ricorre nel giorno della nascita del nostro Fondatore. È bello allora
risentirlo negli auguri inviati alla Famiglia Paolina nel 1953.
Vi rivolgo l’augurio
fraterno e pio di una lieta e santa Pasqua.
Passando di Nazione in Nazione e visitando le varie Case, sentiamo
di più l’unità nello spirito paolino, la Cattolicità della Chiesa, e come
ognuno possa ripetere secondo la fede: «Civis Romanus sum».
Il «Di qui voglio illuminare», lo si sente nel senso più
completo: Redazione a Roma, ripetuta in traduzioni e rifacimenti adatti a ogni
Nazione, tecnica e propaganda in iniziative sostanzialmente uguali, convenienti
«omni creaturae».
Tre pensieri, che sono tre verità, capaci di portarci alla nuova
vita in Cristo risorto, nutriranno la nostra pietà nel tempo pasquale: Cristo
risuscitò da morte; credo la risurrezione della carne; risorgiamo in Cristo.
1. «Surrexit, non est hic», disse l’Angelo alle Pie
Donne che piangevano, e cercavano la salma del Salvatore nel sepolcro. Abbiamo
letto e meditato nei giorni scorsi profezie di Gesù nel Santo Vangelo:
specialmente tre; ma dicono sempre due cose: «Ecco noi saliamo a Gerusalemme e
si adempirà tutto quanto fu scritto dai Profeti intorno al Figlio dell’Uomo.
Egli sarà dato nelle mani dei Gentili e sarà schernito, flagellato e coperto di
sputi; e dopo averlo flagellato, l’uccideranno; ma il terzo giorno risorgerà»
(Luc 18,31-33). Ed ecco, guidati da una realistica e toccante liturgia, nelle
ultime due settimane abbiamo considerato le pene e la morte redentrice di Gesù.
Ora, per quaranta giorni, la Chiesa ci guiderà a considerare: «Resurrexit
propter justificationem nostram».
Adorare
Gesù Cristo vincitore dell’errore, del peccato, dell’idolatria, della morte;
adorare Gesù Cristo che si costituisce qui Centro e Dominatore della storia;
adorare Gesù Cristo vincitore del demonio a cui strappa la preda; adorare Gesù
Cristo, umiliato e fatto obbediente «sino alla morte di croce. Perciò Iddio lo
esaltò, e gli diede un nome che è sopra ogni altro nome, affinché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, in terra e nell’inferno, e ogni lingua
confessi che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre» (Fil 2, 9-11).
La Chiesa ha una sequenza che ci illumina, conferma, muove verso
Gesù Cristo risorto. Consideriamola nella sua chiarezza efficace: «Alla
Vittima pasquale offrano lodi i cristiani [...] ».
2. «Credo la
risurrezione della carne». Dopo la morte e il breve momento di miserabile trionfo dei suoi
nemici, Gesù Cristo risorse, e con le varie e sicure sue apparizioni, ne
assicurò i Discepoli e il mondo.
Moriremo
anche noi; e la morte accettata nelle disposizioni di Gesù: "non come
voglio io, ma come vuoi tu", sarà espiazione del peccato e umiliazione del
nostro orgoglio.
Ma
«omnes resurgemus»: Tutti risorgeremo. Il corpo degli Eletti, a somiglianza del
Corpo glorioso di Gesù e di Maria, risorta e assunta al cielo, sarà adorno di
splendore celestiale, diverrà impassibile, immortale, sarà dotato di
sottigliezza ed agilità. Il corpo si semina nella corruzione, e risorge
incorruttibile; si semina ignobile, risorge in gloria; si semina debole,
risorge in forza; si semina corpo animale, risorge corpo spirituale (1Cor
15,42-44.)
Chiaramente
sappiamo, e umilmente meditiamo: Tutti risorgeremo, ma non per tutti avverrà
cambiamento (1Cor 15,51). I cattivi risorgeranno non con un corpo impassibile,
ma per venire tormentati: «Ite in ignem aeternum».
Considereremo
allora un tratto vivo del Vangelo: «Se il tuo occhio ti è occasione di
scandalo, cavatelo; è meglio per te entrare con un sol occhio nel regno di Dio,
che esser gettato con due occhi nella geenna del fuoco inestinguibile dove il
verme non muore e il fuoco non si estingue. [...]» (Mar 9,42-47).
Al
contrario: «I Giusti risplenderanno come il sole». E con gioia ripeteremo e
canteremo le Beatitudini: Beati [...].
3. «Risorgiamo in
Cristo», secondo l’invito della Chiesa. Giacché per un uomo, Adamo, tutti
siamo diventati peccatori; così per l’opera di un uomo, Gesù Cristo, tutti
diventiamo giusti. Adamo prese dall’albero il frutto che divenne veleno per sé
e per tutta la sua discendenza; ma vi è ora il frutto benedetto di Maria, Gesù,
che l’umanità può raccogliere, dall’albero della croce e diviene: «Pace, vita,
risurrezione nostra». Raccogliere questo frutto con una devozione sapiente e
pratica a Maria.
Recitiamo
il «Regina Coeli» e i misteri gloriosi. Questi misteri indicano la vita
nuova in Cristo e in Maria risorti; e ci otterranno di vivere, ora e ogni
giorno questa vita divina.
Risorga
il mondo: «Cristo risusciti in tutti i cuori, / Cristo si celebri, Cristo si
adori. / Gloria al Signor. / Chiamate, o popoli, del regno umano / Cristo
sovrano. / Gloria al Signor».
Non
giace forse gran parte del mondo nell’errore, nel peccato, nella idolatria? Il
nostro apostolato suoni potente la tromba della risurrezione: «Fratres, hora
est de somno surgere»: Sorgete, o uomini, e cominciate a detestare ciò che
avevate seguito, e a seguire Cristo che avevate ignorato o disprezzato.
All’Apostolato
tutti: voi Paolini, voi Paoline. Redazione, tecnica, propaganda. Edizioni di
stampa, cinema, radio, televisione. Dio lo vuole: lo vuole la Chiesa lo
vogliamo anche noi.
I figli e le figlie ricevono l’eredità del Padre. Figli e Figlie
di S. Paolo accogliete con gioia le eredità del Padre, di San Paolo, la sua
sapienza, i suoi consigli, i suoi esempi in ogni virtù, il suo spirito di
pietà, il suo zelo per tutte le anime, per tutti i popoli. Sempre tenete
presenti le varie nazioni: non vi sono razze, ma solo anime create per il cielo
e redente dal sangue di Gesù; e Gesù tutti invita alla sua scuola: «Venite
ad me omnes».
Ci illumini la luce di Gesù Cristo, ci conforti e sostenga la
potenza del Padre, ci consoli e santifichi l’infusione dello Spirito Santo.
Et
benedictio Dei omnipotentis: Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, descendat
super vos et maneat semper. Amen.
Beato Giacomo Alberione
(Città
del Messico, Pasqua 1953)
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