venerdì, aprile 28, 2023

Santa Caterina da Siena



   SANTA CATERINA DA SIENA 

Gesù sostituisce il cuore di Caterina col suo stesso Cuore

del Beato Raimondo delle Vigne da Capua O.P.

Legenda Maior - Capitolo VI - Edizioni Cantagalli Siena - Marzo 1994


Premessa biografica - Nata il 25 Marzo, festa dell'Annunciazione del Signore, ventiquattresima di venticinque figli, da un parto gemellare con la sorella Giovanna, morta dopo alcuni mesi, ebbe anche il dono delle stimmate invisibili, negli ultimi cinque anni di vita. Poco prima della morte si resero visibili, a differenza di Padre Pio, che portò le stimmate per oltre 50 anni, e poco prima della morte scomparvero. La sua vita si chiuse all'età di 33 anni, che secondo un calcolo evangelico fu l'età in cui si chiuse la vita terrena di Gesù, il Messia (Gesù aveva circa 30 anni, scrive San Luca nel suo Vangelo, in 3,23, quando iniziò la vita pubblica). poi celebrò, tre Feste di Pasqua, come fa intendere il Vangelo di Giovanni

178. — In quel tempo che il Signore aveva concesso alla sua sposa un particolare modo di vivere riguardo al corpo, consolava ancora l’anima sua con grandi e straordinarie rivelazioni; e quel vigore di spirito che aveva il suo corpo, certamente dipendeva da questa abbondanza di grazie spirituale. Ma ora che abbiamo descritto con ogni particolarità la vita del corpo di Caterina, è prezzo dell’opera che raccontiamo pure il vigore del suo spirito.

Sappi, dunque, o lettore, che questa vergine, dal momento che ebbe bevuto al costato del Signore la bevanda della vita, abbondò di tanta pienezza di grazie, che quasi sempre si trovava in stato di contemplazione, e il suo spirito era talmente ra­pito nel Creatore, che il più del tempo lo passava quasi fuori dei sensi. Questo, come abbiamo accennato nella prima parte, lo abbiamo constatato noi mille volte, e gli altri che videro e toccarono come noi le sue braccia e le sue mani, le quali, mentre lei era in stato di contemplazione, restavano così intirizzite, che sarebbe stato più facile troncarle che piegarle. Gli occhi restavano chiusi del tutto, gli orecchi non percepivano il più forte rumore, e i sensi del corpo non esercitavano più i loro propri atti. Nessuno si meraviglierà, quando avrà seguito con attenzione le cose che stiamo per raccontare.

Il Signore cominciò a manifestarsi alla sua sposa non più in luoghi nascosti, come aveva fatto avanti, ma anche in pubblico, innanzi agli occhi di tutti, e familiarmente, sia che camminasse sia che stesse ferma, e le accese nel cuore tanto fuoco, che ella stessa diceva al confessore di non saper trovare la pa­rola per esprimere le divine cose che provava.

         179. — Una volta, mentre pregava con più fervore il Signore, e gli diceva col profeta: «In me crea, o Dio, un cuor mondo, e lo spirito retto rinnovella nelle mie viscere» (Salmo, 50, 12), e gli chiedeva con insistenza di toglierle il proprio cuore e la propria vo­lontà, egli la consolò con questa visione. Le parve che l’eterno Sposo fosse venuto come al solito a trovarla, le avesse aperto il petto dalla parte sinistra e presole il cuore, se ne fosse tornato via. E tutto questo combinava così bene con quel che Caterina sentiva dentro di sé, che quando si confessava diceva al suo confessore di non avere più il cuore nel petto. Il confessore però scrollava il capo a questo suo modo di esprimersi, e scherzando, in un certo modo la rimproverava. Ma lei, ripetendosi, confermava ciò che aveva detto: «In verità, o padre, per quanto posso conoscere e sentire, mi sembra di essere veramente priva del cuore. Mi apparve infatti il Signore, mi aperse il petto dalla parte sinistra, mi prese il cuore, e se ne andò». Il confessore le faceva allora osservare  che è impossibile vivere senza il cuore, ma la vergine rispondeva che niente è impossibile al Signore, e che era convinta di non avere più il cuore. Così per un certo tempo ripetendo la stessa, cosa, diceva di vivere senza il cuore.

180. — Si trovava un giorno nella cappella della chiesa dei frati Predicatori di Siena, dove usano radunarsi le suore della Penitenza di san Domenico. Le altre erano uscite, ma lei vi s’era trattenuta a pregare. Riscossasi finalmente dall’estasi, si alzò per tornare a casa. Una luce dal cielo a un tratto l’avvolse, e nella luce le apparve il Signore, che teneva nelle sue sante mani un cuore umano, vermiglio e splendente. Quantunque all’apparire dell’Autore della luce, lei fosse caduta tutta tremante a terra, il Signore le si avvicinò, aprì nuovamente il petto di lei dalla parte sinistra, e introducendovi lo stesso cuore che teneva nelle mani, disse: «Carissima figliola: come l’altro giorno presi il tuo cuore ecco che ora ti dò il mio, col quale sempre vivrai». Ciò detto, egli richiuse l’apertura che aveva fatto nel costato di lei, e in segno del miracolo, rimase in quel punto della carne una cicatrice, come asserirono a me e ad altri le sue compagne, che poterono vederla. Quando in tutti i modi volli sapere la verità dell’accaduto, lei stessa fu obbligata a confessarmelo, ed aggiunse che da quel momento non poté più dire: «Signore, ti raccomando il mio cuore».

181. — Avendo dunque ricevuto non meno graziosamente che meravigliosamente questo cuore, dall’abbondanza della sua grazia scaturirono le grandi opere di Caterina, e germogliarono le sue meravigliosissime rivelazioni. Infatti mai si avvicinò al sacro altare, senza che le fossero mostrate molte cose superiori ai sensi e specialmente, poi, quando riceveva la santa Comunione. Sovente vedeva nascosto nelle mani del sacerdote un bambino, talvolta, un fanciullo un poco più grande, tal’altra una fornace di fuoco ardente nella quale le pareva che entrasse il sacerdote nel momento stesso che egli consumava le Sacre Specie. Quando lei riceveva il venerabilissimo Sacramento, le accadeva spesso di sentire un grande e così soave odore, che quasi veniva meno. Vedendo o ricevendo il Sacramento dell’altare, si generava sempre nell’anima sua un nuovo e indicibile gaudio, tanto che il cuore le sobbalzava dentro il petto per la gioia, producendo un rumore così sonoro che l’udivano anche le compagne che le stavano vicine, le quali, avvertita la cosa più e più volte, la riferirono a fra Tommaso suo confessore. Egli fece un’accurata indagine, e trovato che la cosa era vera, la lasciò in iscritto ad eterna memoria. Quel rumore non somigliava punto al gorgoglio che si produce naturalmente nelle viscere dell’uomo, ma era un rumore che non aveva niente del naturale. Né è da meravigliare se un cuore, dato in un modo soprannaturale, soprannaturalmente si muovesse, perché anche il profeta dice: «Il cuor mio e la mia carne esultarono in Dio vivo» (Salmo, 83, 3). Il Profeta dice Iddio vivo, per significare che quel salto o moto del cuore, essendo causato dalla Vita, non rende morto l’uomo al quale avviene, com’è di regola naturale, ma lo rende vivo.

182. — Dopo la sostituzione miracolosa del cuore, sembrava alla vergine di non essere più lei, e diceva a fra Tommaso suo confessore: «Non vedete, padre, che io non sono più quella che ero, ma sono cambiata in un’altra persona?». E aggiungeva: «Se sapeste, padre, quello che sento! Credo che se alcuno potesse comprendere quello che io sento internamente, non sarebbe tanto ostinato da non ricredersi, né tanto superbo da non piegarsi, perché tutto ciò che paleso è un nulla a paragone di quel che io sento». Lo raccontava come le riusciva, e diceva: «La mia mente è piena, di tanta gioia e di tanta allegrezza, che io mi meraviglio forte che l’anima mi resti nel corpo». E aggiungeva: «E tanto l’ardore che è nell’anima, mia, che cotesto fuoco materiale, rispetto a questo, mi  pare che raffreddi piuttosto che riscaldi; che sia spento piuttosto che acceso». E soggiungeva: «Per questo ardore si genera nella mia mente un vero e proprio rinnovellamento di purità e di umiltà, talmente che mi sembra di ritornare all’età di quattro o cinque anni. Di qui si accende anche tanto amore per il prossimo, che per lui sarei disposta ad andare incontro alla morte allegramente e con gran letizia del cuore». Tutto ciò lei lo raccontava sotto segreto al solo confessore; agli altri, poi, faceva di tutto per non farglielo sapere.

Da, tali parole e da tali avvenimenti si fece conoscere l’abbondanza della grazia che il Signore infondeva allora oltre il solito nell’anima della santa vergine. Se però volessimo raccontare tutto distintamente, bisognerebbe mettere insieme molti libri; perciò ho stabilito di raccogliere solo alcune cose, che rendono alla santità di Caterina una inoppugnabile testimonianza.

 NOTA BIOGRAFICA: Figlia del tintore di panni Jacopo Benincasa e sua moglie Lapa Piacenti nasce il 25 Marzo 1347 (Festa liturgica dell'Annunciazione) 24a di 25 figli, gemella dell'ultima, Giovanna, che morì dopo pochi mesi, entrò nel terz'Ordine di S. Domenico a 16 anni. Caterina considerava gli ammalati e i poveri gente che impersonavano Cristo, come Cecca la lebbrosa, che lei assisté e curò con amore, anche se si narra che lei ricambiò la sua assistenza con percosse e insulti. Caterina fu attiva soprattutto presso l’ospedale di Santa Maria della Scala dove si prodigò anche San Bernardino da Siena ofm. Questa istituzione accoglieva moltissimi pazienti affidati alle modeste cure mediche del tempo e alla pietosa assistenza dei parenti e di qualche volontario. E c’erano anche malati che nessuno assisteva. Quando si trasferì a Firenze venne aiutata nella sua attività caritativa dalla "Bella Brigata" nel periodo dello scisma che durò ben 40 anni tra Firenze e la Santa Sede di Roma. Visse nel periodo di tre Papi: Gregorio XI ad Avignone (1371-1378); l'antipapa eletto dai cardinali francesi Clemente VII (Roberto di Ginevra) nel 1378; e Papa Urbano VI (1378-1389). Negli ultimi 5 anni ebbe le stimmate invisibili* fino alla morte, il 29 Aprile 1380. Aveva 33 anni compiuti. Fu canonizzata da Pio II nel 1461 e proclamata Dottore della Chiesa dal Beato Paolo VI nel 1970. E' patrona d'Italia dal 1939 sotto il Venerabile Papa Pio XII; compatrona di Roma capitale dal 1866 sotto il Beato Pio IX  e compatrona d'Europa dal 1999 sotto San Giovanni Paolo II.

da: percorsi di fede


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