Carissime
Annunziatine,
Siamo certi, essendo anche stato
proclamato beato dalla Chiesa, che la sua intercessione sempre accompagnerà la
“mirabile Famiglia paolina” che – pur riconoscendo con le nostre incapacità e
miserie – ha una grande missione da svolgere verso tutta l’umanità.
Come san Paolo siamo debitori del dono
di grazia ricevuto (cfr. Rm 1,14; 1Cor 9,16). Quanto ricevuto in dono non solo
deve manifestarsi nelle opere di bene, ma anche traboccare in vitale
testimonianza.
Il beato Alberione, in “Abundantes
divitiae” ed in altri scritti, si definisce “indegno servo fondatore” della
Famiglia Paolina quando considera quali ricchezze Dio ha profuso in essa e
quali tesori di grazia sono stati donati ai paolini e alle paoline per essere
ridonati all’umanità intera. Inoltre suggerisce di considerare come “padre,
maestro, esemplare, fondatore” san Paolo Apostolo.
Viene spontaneo allora chiedersi: don
Alberione è “fondatore” oppure no?
I fondatori
In realtà dovremmo prima domandarci
cosa intendiamo con la parola “fondatore”. Lungo i secoli il termine
“fondatore” è stato usato per indicare realtà molto differenti. I monasteri che
erano sorti con le donazioni economiche o di terre, designavano come fondatore
quel benefattore. A volte è la stessa persona che fonda il monastero nelle sue
proprietà (come san Gregorio Magno sull’Aventino, o come san Benedetto di
Aniane).
Il termine “fondare” ha quindi sia un
riferimento concreto che spirituale. Ma non sempre i due termini coesistono
nella stessa persona.
Anche il termine “padre/abba” (con il
parallelo femminile “madre/amma”) viene usato nel senso di “fondatore” nei
confronti di coloro che sono stati discepoli e continuatori dell’opera, dai
Padri del deserto sino ad oggi. San Benedetto di Norcia ne è forse il più
celebre esempio.
Ma ovviamente in senso “carismatico”, come ci esprimiamo oggi, tendiamo a tralasciare gli aspetti materiali e contingenti per considerare gli aspetti spirituali, quelli che indicano il sorgere di un carisma specifico. In questo senso fondatore è colui che in modo unico ed esclusivo è portatore o mediatore di un carisma specifico.
Così san Giovanni Bosco è “fondatore”
dei Salesiani e delle Salesiane. È interessante che egli indichi come termine
ideale un modello precedente: san Francesco di Sales.
Infine va osservato come nel lessico
alberioniano il vocabolo “fondatore” viene usato poco. Lo troviamo quasi solo
in due casi: nel senso di fondatore di ordini (es. dei benedettini, ecc.), ma
più spesso lo usa in senso teologico per indicare Dio o Cristo come fondatore della
Chiesa.
Il Primo Maestro ragiona in modo
simile a don Bosco. Ma ci offre come modello a cui fare riferimento e da
imitare l’Apostolo delle Genti. Non solo i suoi scritti sono preziosi ed
illuminanti per ogni cristiano, ma addirittura sono imprescindibili per la
stessa Liturgia. Inoltre lo dobbiamo imitare perché Paolo stesso ci esorta in
tal senso. Non esiste un modello più alto di san Paolo che ci insegni ad
imitare e a lasciar formare in noi il Maestro Divino.
Alberione padre e fondatore
Ne possiamo concludere che don Alberione è nostro fondatore storico ed unico mediatore del carisma, ma insieme dobbiamo considerare come maestro e modello e fondatore san Paolo apostolo. A lui don Alberione si è ispirato, dei suoi scritti si è nutrito ed a noi suoi figli ha insegnato a fare altrettanto: ad essere dei piccoli e delle piccole “Paolo”, e ad ardere come lui.
«Egli si è fatta la Società San Paolo
di cui è il fondatore. Non la Società San Paolo elesse lui, ma egli elesse noi;
anzi ci generò: “sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il
vangelo” (1Cor 4,15). Se San Paolo vivesse, continuerebbe ad ardere di quella
duplice fiamma, di un medesimo incendio, lo zelo per Dio ed il suo Cristo, e
per gli uomini d’ogni paese. E per farsi sentire salirebbe sui pulpiti più
elevati e moltiplicherebbe la sua parola con i mezzi del progresso attuale:
stampa, cine, radio, televisione. [...] Egli dice ai paolini: Conoscete, amate,
seguite il Divino Maestro Gesù. “Siate miei imitatori come io lo sono di
Cristo” (1Cor 11,1). Questo invito è generale, per tutti i fedeli e devoti
suoi. Per noi vi è di più, giacché siamo figli” (ACV 62-62, 1953).
Ma va anche riconosciuto che noi siamo
figli e figlie di don Alberione. Non possiamo arrivare a comprendere e imitare
san Paolo se non passando dal Primo Maestro che è per noi maestro, modello,
fondatore e padre.
In “Abundantes” lo esprime con queste
parole: «... anche se, perché più anziano, dovette
prendere dal Signore e dare agli altri. [...] Così intendo appartenere a questa mirabile Famiglia Paolina:
come servo ora ed in cielo; ove mi occuperò di quelli che adoperano i mezzi
moderni più efficaci di bene: in santità, in Christo [et] in Ecclesia» (AD 2)
Le parole “dovette prendere da Dio e
dare agli altri” rivendicano la sua mediazione, da cui non possiamo venir meno.
Ed insieme ci ricordano che il nostro imitare non deve fermarsi al livello
terreno ma fino a modellarci sul Cristo Maestro predicato e testimoniato da san
Paolo, predicato e testimoniato da don Alberione.
Don Gino