lunedì, agosto 18, 2025

Chiesa Angelo Custode

                                        Interno Chiesa  dell' Angelo Custode a Ravenna

Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Lungo Via d’Azeglio, in prossimità di Piazza Baracca, si trova la caratteristica Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. L’edificio è anche noto come Chiesa degli Angeli Custodi, per via della festività dell’Angelo custode (2 ottobre), ritratto in un dipinto seicentesco anonimo conservato all’interno. Situata un tempo in prossimità del circuito murario cittadino, originariamente (VI secolo d.C.) la chiesa era impostata su tre navate scandite da pilastri con abside collocata dove oggi vi è la facciata. Della struttura originale rimangono solo parte delle murature perimetrali. Dopo aver, infatti, subito un restauro nel X secolo, la chiesa è stata quasi per intero riscostruita nel 1758 grazie all’intervento di Domenico Barbiani. Caratteristico è il campanile d’età medievale (forse del IX secolo), a pianta quadrangolare nelle fasi più antiche e poi successivamente circolare. Secondo alcuni sarebbe uno tra i più antichi conservati in città. Nella sua veste barocca la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo mostra una pianta a croce latina e una ricca decorazione a stucchi, con affreschi di Cesare Pronti e dipinti di Gioacchino Muzzarelli, Pietro Ciomei, nonché dello stesso Pronti - www.turismo.ra.it


giovedì, agosto 14, 2025

Assunta

SANTUARIO MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Il Tempio : La doppia cupola

Secondo i desideri di don Giacomo Alberione, il prof. Santagata rappresentò sulla cupola, in un crescendo di toni e di figure ma con ritmo sobrio e conciso, la Maternità spirituale di Maria, nella sua vita terrena e nella sua glorificazione. Una maternità che si estende non solo a tutti i cristiani, ma a tutta l’umanità; e si rivolge in modo particolare ai Vescovi come successori degli Apostoli, ai sacerdoti, alle persone consacrate e a quanti collaborano nell’opera di evangelizzazione.

Gli episodi sono disposti a corona, attorno al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, su un cielo popolato di schiere di angeli come una corolla di petali, fino al turbine leggerissimo degli ultimi cori della cupola superiore.

Nella cupola superiore vediamo, in un disco luminoso, il simbolo dello Spirito Santo, la colomba, circondata da tre vasti cerchi concentrici di angeli ruotanti in volo, quali petali di una rosa che si offre in tutta la sua bellezza.

La colomba dirige il suo volo ad ali distese verso la Vergine (cupola inferiore). La composizione dell’affresco richiama l’Assunzione e la gloria di Maria librata tra cielo e terra, e attorniata da angeli che pregano, suonano, cantano.

Alla sinistra e alla destra della Vergine, le figure del Padre e del Figlio seduti in trono: idealmente completano la figura della colomba, simbolo dello Spirito Santo, dipinta sulla sommità della cupola superiore.

La Madonna – un’immagine di oltre sette metri e mezzo -, poggiando su una nube bianca, apre il suo manto e allarga le braccia, racchiudendo sotto la sua protezione due gruppi simbolici. Il gruppo alla destra di Maria è il gruppo di credenti: tra loro si staglia la bianca figura del Pontefice Pio XII. Il gruppo alla sua sinistra, invece, rappresenta coloro che devono giungere alla fede; qualcosa sta già avvenendo: tra essi infatti possiamo scorgere, inginocchiato, un missionario. Una “luce”, che scende dalla Trinità alle palme stese delle mani di Maria e di qui ai due gruppi simbolici, descrive la sua mediazione di grazie.   

Leggi tutto, continua a leggere...



« Dove vai, o Vergine prudentissima,

che simile all’aurora, sorgi, bella

come la luna,

splendente come

il sole ?».




lunedì, luglio 28, 2025

Liete nel Signore



Carissime Annunziatine,

 quest'anno il tema degli Esercizi Spirituali è incentrato sulla lettera ai Filippesi, prima comunità fondata da san Paolo in Europa.
Il testo paolino invita alla gioia in Cristo e alla coaggiosa testimonianza del Vangelo di Gesù. Paolo scrive con un tono tenero e delicato ad una comunità a cui è molto affezionato. In altre lettere il tono dell'Apostolo delle Genti è più aspro. Tuttavia non è corretto dire che ama questa comunità più delle altre.
Paolo si rapporta sempre in modo paterno verso le chiese a cui scrive (e non solo nei loro riguardi), diversi sono i toni perchè dissimili sono le situazioni in cui si trovano le chiese nel momento in cui l'apostolo scrive.
Un padre che con forza rimprovera un adolescente, ama il figlio come quando accarezza un bambino che ancora non cammina.
Se un genitore rimprovera i capricci di un piccolo gli vuole bene come quando incoraggia il figlio più grande ma timoroso di iniziare a fare le prime esperienze da solo.

L'amore fa crescere i figli. La misura dell'amore è nel bene che risulta fruttuoso per il figlio, non solo nell'affetto che si sente nel cuore. Per questo incoraggiamenti, rimproveri, carezze o anche le punizioni sono segni diversi dello stesso amore quando fanno crescere i figli. L'arte sta nell'usarli bene e al tempo opportuno.
San Paolo ama i Galati quanto i Filippesi, è affezionato ai Corinti quanto ai Tessalonocesi. Le lettere sono diverse perchè sono diverse le situazioni, ma per tutti desidera che crescano nella fede nel Vangelo che ha loro annunciato e maturino nell'amore a Cristo che sorpassa ogni conoscenza e ogni cosa di questo mondo.

Rendo grazie a Dio e vi ricordo sempre

"Vivere Paolo oggi" - come il Primo Maestro spesso raccomanda - significa che i suoi scritti sono vivi anche oggi e che li dobbiamo sentire come fossero indirizzati a noi adesso.
Per questo è bene leggere questa lettera di seguito, come se Paolo scrivesse oggi a noi nella situazione in cui ci troviamo. Con questo testo è più facile poichè san Paolo è più affettuoso, ma in realtà è sempre molto esigente: vuole che siamo santi e niente di meno.
La prima cosa che l'apostolato ricorda è considerare i fratelli nella fede (...e nella vita consacrata) come un dono di cui ringrazire Dio. " Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi" (fil 1,3) Talvolta ci riesce un pò difficile con qualcuno... eppure siamo compagni di viaggio verso la stessa meta.
Più avanti ricorda che continuamente prega affinchè i suoi figli spirituali crescano nella carità, nella conoscenza e nel discernimento spirituale. " E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perchè possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irresponsabili per il giorno di Cristo" Fil 1,9-10).
Se noi ringraziamo Dio solo del dono delle sorelle e dei fratelli, ma poi non desideriamo anche la loro crescita spiriuale, non vogliamo loro bene a sufficienza. Chi ama vuole che l'amato cresca nell'amore. Qualsiasi genitore vuole che i figli crescano fisicamente ma anche nell'affetto, e che non si dimentichino di chi li ha generati. Anche se oggi (come in passato del resto) sembra che ci si preoccupi solo del benessere fisico ed economico.
Paolo dimostra il suo amore pregando e desiderando che i cristiani di Filippi crescano nella carità (che significa amare Dio e il prossimo), ma anche nella conoscenza (che significa essere adulti nella fede, capaci di nutrirsi non solo di latte spirituale) e nel pieno discernimento (cioè saper discernere e non solo di essere guidati nella fede).

Medesimo sentire, stessa carità

Paolo con la sua parola e la sua testimonianza ricorda che il suo primo desiderio è che Cristo sia annunciato in ogni modo: questo è per lui motivo di gioia (e dovrebbe esserlo anche per noi). Ma non si accontenta: vuole che questo annuncio divenga fruttuoso non solo nell'ascolto di ciascuno, ma anche nella viva testimonianza di chi partecipa della Comunione Eucaristica.
" State saldi in un solo spirito e che cambattete unanimi per la fede del Vangelo" (Fil 1,27). Dobbiamo diventare un solo corpo, saldo nella fede e coraggioso nel testimoniare. Non esiste un cristianesimo fatto di singoli. La prova che veramente si è accolta la parola di salvezza e la fede in Cristo si vede quando coloro che partecipano della stessa Eucarestia vivono in comunione di spirito ed hanno gli stessi sentimenti (cfr. Fil 2.1-2).
A partire da questa disposizione di vita Paolo suggerisce consigli per il comportamento dei cristiani: rimanere unanimi e concordi; non fare nulla per rivalità; con tutta umiltà considerare gli altri superiori a sè; cercare anche l'interesse degli altri... ( cfr. Fil 2,3ss). Vale la pena sottolineare questa espressione: " Fate tutto senza mormorare e senza esitare" (Fil 2,14). Senza mormorare ricorda l'atteggiamento degli ebrei nel deserto. Esso è conseguenza del non avere avuto coraggio a sufficienza per entrare subito nella terra promessa e dover fare un viaggio molo più lungo (40 anni)... poi ci si lamenta delle fatiche soprattutto quando si perde di vista la meta del cammino. Il mormorare indebolisce il gruppo e fa incrinare la comunione. Paolo lo unisce strettamente a " senza esitare", cioè ad un atteggiamento di coraggio degli adulti. Sono i deboli e i piccoli che mancano di fortezza, che esitano, che vedono il futuro come faticoso o impossibile da realizzare. Il cristiano ricolmo di Spirito Santo non ha paura di nulla, perchè unito a Cristo non è mai solo con il nemico. Per il restp... " Siate sempre lieti nel Signore" ( Fil 3,1; 4,4). senza scoraggiamenti. Infine san Paolo ci invita a continuare con fiducia: "dal punto in cui siamo arrivati, insieme procediamo" ( Fil 3,16)
La fede in una comunità viva prosegue nel cammino intrapreso. Non parte da zero, ma va avanti nel camminare verso la meta che è la salvezza delle anime: delle nostre e degli uomini di oggi.


Don Gino



sabato, giugno 21, 2025

Maria tutta bella sei

 


Tra i volti femminili dell’A. e N. Testamento, il più bello, l’unico immacolato è quello di Maria.
Rapiti, esclamiamo con la Chiesa:

Tutta bella sei, o Maria;
Le tue vesti sono come la neve,
La tua faccia è come il Sole”.

Sei la reggia del cielo,
la perla del paradiso,
il Paradiso di Dio,
la fragranza di Dio!
Trabe nos!
Attiraci, o Maria.

Sul tuo esempio, dacci di amare la verginità che è eccelso dono di Dio, virtù angelica, gemma preziosa, atto di amore perfetto, che vale quanto il martirio, e che è sacrificio più gradito a Dio su questa terra, dopo quello della S.Messa.
Donaci di custodire e rispettare con purezza il nostro corpo, tempio vivo dello Spirito  Santo.

Donaci una vita pura, o Maria!
Liberaci dalla mediocrità e dalle difficoltà, dalle colpe e dalla selva dei peccati nostri; tiraci fuori da noi stessi, dall’amor proprio e dall’egoismo.

Prenditi cura di noi.
Attiraci a Te. Cammineremo anche noi dietro a Te, che vai sollecita verso Dio. Correremo con Te, attirati dal profumo della tua purità,
 e dalla bellezza della tua persona.
E accoglici estasiati sotto il Tuo manto.
Manto candidissimo, stellato.

( dal libro: Ave piena di grazia - 1979  - Domenico Bartoletti)



giovedì, giugno 05, 2025

Beato Giaccardo


 

INCONTRO ON LINE SUL
BEATO TIMOTEO GIACCARDO

Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Paolina,

nel cammino dell’anno giubilare come “Pellegrini di speranza”, siamo invitati a una breve sosta per rinvigorire le nostre energie. Nei pellegrinaggi sono molto importanti le Stationes, luoghi di sosta per riflettere, pregare, riposare, per fare un’esperienza spirituale significativa.

Come Equipe di Postulazione di Famiglia Paolina, vi invitiamo a fermarvi alla «Statio “dei santi della Famiglia Paolina”» il prossimo 13 giugno, giorno anniversario della nascita e del Battesimo del Beato Timoteo Giaccardo (e quest’anno ricorre anche il 40° della proclamazione della sua venerabilità). In questa data ci sarà infatti la possibilità di collegarsi online per un approfondimento-dialogo sulla figura del nostro Beato, poiché non si finisce mai di conoscerlo nelle sue mille sfaccettature, di affezionarci a lui e amarlo sempre di più e di conseguenza di lasciarci illuminare e guidare dai suoi scritti, dalla sua vita, dalla sua preghiera e apostolato.

L’incontro si svolgerà su questi tre elementi: il significato del Beato per l’oggi, il suo messaggio di speranza in questo anno di Giubileo dedicato proprio a questo tema, e la devozione per lui oggi, così com’è vissuta nella parrocchia dove è nato, a Narzole.

L’incontro sarà guidato da don Vito Spagnolo e gli ospiti invitati sono don Guido Colombo ssp, sr M. Joseph Oberto pddm e don Angelo Carosso parroco di Narzole.

Vi aspettiamo giorno 13 giugno, alle ore 15.00, sui canali segnalati nella locandina.

Equipe di Postulazione della Famiglia Paolina


Ecco i link per collegarsi all'incontro del 13 giugno alle ore 15.00 (ora locale di Roma):

Youtube:

https://www.youtube.com/live/zAljbkUWAPY?si=PIyVwoakzB5mmiLw

https://www.youtube.com/live/rVuvgM3r0qA?si=sHXjwUnAo0p8HPgY

Facebook:

https://fb.me/e/85VXWJkBW

https://fb.me/e/7orNCL2h0

venerdì, maggio 30, 2025

Visitazione

 

Maria nostra speranza
Opera Omnia - don Giacomo Alberione

LA VISITA A SANTA ELISABETTA

L'Angelo aveva detto a Maria nell'Annunciazione, che Elisabetta sua parente, pur essendo vecchia, era divenuta Madre. Maria, sicura di fare cosa grata alla cugina, partì frettolosamente, lieta di prestarle umili uffici di ancella.
«Maria si mise in viaggio per recarsi frettolosamente in una città di Giuda, sulle montagne, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Ed avvenne che Elisabetta appena udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno, ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo; ed esclamò ad alta voce: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. E donde mi è dato che venga a me la madre del mio Signore? Ecco infatti, appena il suono del tuo saluto mi è giunto all'orecchio, il bambino m'è balzato pel giubilo nel seno. E te beata che hai creduto perché s'adempiranno le cose a te predette dal Signore» (Luca I, 39-45).
S. Elisabetta abitava in un paesello sperduto sui monti, distante circa 60 Km. da Nazaret; le strade erano assai disagevoli e pericoloso il cammino; tuttavia la B. Vergine si mise in viaggio, ripetendo col profeta Abacuc: «Il Signore Iddio è la mia forza, egli farà i miei piedi simili a quelli dei cervi, e mi guiderà per luoghi elevati, vincitore, mentre canto dei salmi» (III, I9).
Maria se ne andò frettolosa per non restare troppo tempo fuori di casa. «Imparate, o vergini, commenta S. Ambrogio, a non fermarvi per le strade e per le piazze. Maria, grave in casa, va frettolosa in pubblico. L'anima piena di Spirito Santo, non conosce indugi, non dorme, ma corre e vola per le strade dei divini precetti e della perfezione. Maria entrata in casa di Zaccaria, salutò Elisabetta: Et intravit in domum Zachariae, et salutavit Elisabeth» (Luc. I, 40).
Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, si sentì il figlio tripudiare nel seno e fu ripiena di Spirito Santo. «E donde mi è dato, esclamò, che venga a me la Madre del mio Signore?!... Te beata, che hai creduto, perché s'adempiranno le cose a te predette dal Signore» (Luca I, 43-45). Quasi volesse dire: Tu, o Maria, sei la donna prescelta da tutta l'eternità per schiacciare la testa al serpente, per dare alla luce il Verbo Divino, per chiudere l'inferno, per aprire il cielo. Le parole di Elisabetta si identificano in certi punti con quelle dell'Angelo, segno dunque che ella parlava per divina ispirazione.
Maria non si compiacque, ma commossa alle parole di Elisabetta e presa da uno slancio di ispirazione profetica, proruppe nelle immortali espressioni del «Magnificat»:
«L'anima mia glorifica il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché egli ha rivolto lo sguardo alla bassezza della sua serva: ecco da questo punto tutte le generazioni mi chiameranno beata; perché grandi cose mi ha fatto Colui che è potente. Il suo nome è santo; la sua misericordia si effonde di generazione in generazione sopra coloro che lo temono. Ha operato prodigi col suo braccio; ha disperso i superbi nei disegni del loro cuore. Ha rovesciato dal trono i potenti ed esaltato gli umili. Ha riempito di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia; come parlò ai Padri nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza per tutti secoli». «E Maria si trattenne con Elisabetta circa tre mesi, e se ne ritornò a casa sua» (Luca I, 46-56).
L'incontro di Maria con Elisabetta è l'incontro di due anime grandissime, il saluto di due Sante. Quale profumo di santità, di umiltà, di fervore non si sprigiona da questa scena della Visitazione! Elisabetta esalta Maria, Maria ringrazia ed esalta il Signore.
Consideriamo:

I. LA CARITÀ DI MARIA. - Maria fu eroica in ogni virtù, ma specialmente nella carità che raggiunse in lei il massimo grado. Il cuore di Maria SS.ma fu un oceano di carità e di amore: ella superò l'amore di tutti gli angeli e di tutti i santi verso Dio, onde si può benissimo affermare che anche i Serafini potevano discendere dal cielo per imparare dal cuore di Maria il modo di amare Dio. Le belle lodi che S. Paolo fa della carità si possono tutte applicare a Maria.
Ella esercitò la carità specialmente col darci Gesù. Maria fu la prima a portare Gesù al mondo. Ed entrando in casa di Elisabetta, vi portò Gesù e con Lui ogni grazia, «et factum est, ut audivit salutationem Mariae Elisabeth, exultavit infans in utero ejus, et repleta est Spiritu Sancto Elisabeth» (Luca I, 41).
Maria portò la benedizione; cerchiamo anche noi, a suo esempio, di fare del bene a quanti più possiamo.

II. RIVERENZA CON CUI ELISABETTA ACCOGLIE MARIA. - Il primo a salutare Maria era stato l'angelo, il quale le aveva detto: «Ave, piena di grazia, il Signore è teco, benedetta tu fra le donne!« (Luca I, 28); la seconda fu Elisabetta che aggiunse alla salutazione angelica queste altre parole: «E benedetto il frutto del tuo seno» (Luca, I, 42). Felice te, Elisabetta, che hai innanzi la Madre del Salvatore, la Regina del Cielo!
Impariamo da S. Elisabetta ad amare e ad essere divoti di Maria. La divozione verso la Madre di Dio è segno sicuro di predestinazione perché Ella è la guida, la regina, la madre, la custode degli eletti. Non v'è fedele divoto di Maria che non riceva da lei mille grazie, aiuti, conforti, per assicurare la propria salute. Felice, infinitamente beato colui che ama Maria e la venera con fervoroso culto.

III. RISPOSTA DI MARIA A S. ELISABETTA. - Elisabetta glorifica Maria chiamandola benedetta fra le donne, perché benedetto è il frutto del suo seno e si professa indegna dell'alto onore di accogliere in casa sua la Madre del suo Signore. Ma che fa Maria, udendo tanto elogio? Tutto attribuisce a Dio cantando: «Magnificat anima mea Dominum». Ella dà a Dio e riversa in Lui come nell'unica sorgente di ogni bene le lodi che le sono tributate. Voi, o Elisabetta, pare che dica, esaltate la Madre del Signore, ma «l'anima mia esalta e glorifica Iddio». Onde S. Bernardo chiama il «Magnificat» l'esaltazione dell'umiltà di Maria. E' questo il cantico del ringraziamento e dell'umiltà riconoscente. Maria esaltata da S. Elisabetta per la fede e le grandezze sue, proclamata Madre del Salvatore, si umilia ancor di più e proclama la sua pochezza, la sua debolezza, attestando che tutto ciò che ha Lei vien da Dio.
Impariamo a dare lode a Dio: «Soli Deo honor et gloria» (I Tim. I, I7). La nostra preghiera sia sempre indirizzata in primo luogo a lodare e ringraziare il Signore. La preghiera interessata è meno accetta a Dio e ottiene meno frutto.

PENSIERO DI S. PIER DAMIANI. - Felice Elisabetta! Dinanzi a Lei sta la Madre del Redentore; la Regina del cielo la saluta con dolcezza. Ma ancora ben più felice è il predestinato Bambino che ella porta in seno e che è l'oggetto primo di questa visita regale. Perché egli, al lume dello Spirito Santo, riconosce la maestà della regina degli Angeli che saluta la madre sua e gli è dato comprendere la potenza di un tale saluto.

ESEMPIO: PIO X 

Tutta la vita di quest'augusto Pontefice fu un inno continuo di fede e d'amore verso Gesù Eucaristico e verso la B. Vergine Maria. Nacque a Riese il 2 giugno 1835 e fu battezzato il giorno seguente col nome di Giuseppe, il più gran divoto della SS.ma Vergine.
Da fanciullo si recava al Santuario di Maria delle Cendrole conducendovi alla domenica anche dei compagni e quivi si tratteneva a pregare con speciale divozione. E la Madonna lo chiamò al Sacerdozio. Ma i suoi erano poveri e non potevano pagare le spese: provvidenzialmente intervenne l'aiuto del Patriarca di Venezia che dispose di una Borsa di studio a favore del giovanetto. Consacrato Sacerdote fu nominato Cappellano di Tombolo nella  Diocesi di Treviso, dove incominciò ad esplicare il suo grande zelo per le anime.
Nel 1875 fu eletto Canonico della Cattedrale di Treviso e nel 1884 Leone XIII lo consacrava Vescovo di Mantova. Era la III domenica di avvento, giorno sacro al patrocinio di Maria Immacolata, patrona di Mantova. Intanto la fama della sapienza e pietà del Vescovo di Mantova cresceva sempre più e Leone XIII lo promoveva prima Cardinale, poi Patriarca di Venezia.
Nel 1903, il glorioso Patriarca di Venezia, Card. Sarto veniva eletto Papa ed assumeva il nome di Pio X. Più saliva quest'astro luminoso e benefico e più grandiose diventavano le sue manifestazioni di amore verso Gesù Eucaristico e verso Maria SS.ma. Nel cinquantenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria Pio X scrisse una Enciclica sulla Madonna: «Ad diem illum», capolavoro di tutta la sua divozione verso di lei. In essa descrive la bellezza, la verginità e l'influenza di Maria SS.ma sull'umanità, ed invita tutti i cristiani ad essere divoti di questa buona Madre, concedendo l'indulgenza plenaria in forma di Giubileo, per le funzioni di quella ricorrenza.
Un grazioso episodio rivela la divozione mariana di Pio X.
Un giorno, durante l'udienza ad alcuni nobili di Roma, sentì la campana dell'Angelus. Tosto disse: «Signori, è l'ora dell'Angelus, lo volete recitare con me?». Un testimonio oculare così lo descrive: «Io l'osservai mentre pregava. Contemplai l'espressione del suo volto, la radiosità del suo occhio fisso in un'immagine della Vergine; ammirai la dolcezza di quelle 'Ave Maria', pronunciate con un accento singolare. E rimasi così vivamente colpito che dovetti pensare: 'Forse egli la vede'. E allora ho sentito quanto si deve amare la Madre di Dio».
Morì il 20 agosto 1914, festa di S. Bernardo.
Fu l'ultimo favore che Maria gli concesse: morire nel giorno di un suo grandissimo divoto.

Autore: Don Giacomo Alberione

Opera Omnia


POESIA: IL NOME DI MARIA 

Tacita un giorno a non so qual pendice,
salia d'un fabbro Nazaren la sposa;
salia non vista alla magion felice
d'una pregnante annosa;

e detto salve a Lei che in riverenti
accoglienze onorò l'inaspettata,
Dio lodando, sclamò: «Tutte le genti
Mi chiameran beata».

Deh! con che scherno udito avria i lontani
presagi allor l'età superba! Oh tardo
nostro consiglio! Oh degli intenti umani
antiveder bugiardo!

Noi testimoni che alla tua parola
ubbidiente l'avvenir rispose,
noi, serbati all'amor, nati alla scola
delle celesti cose,

noi sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne
l'alta promessa che da Te s'udia,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
è il nome tuo Maria!..

ALESSANDRO MANZONI


domenica, maggio 25, 2025

Anello di Papa Leone

 

Anello di PAPA LEONE XIV


Ha abbassato lo sguardo.

E il mondo si è fermato.
L’Anello del Pescatore era lì, nel palmo della sua mano.
Pesava poco… eppure portava dentro il peso dell’eternità.
Quando le sue dita lo hanno sfiorato,
non ha sentito oro.
Ha sentito carne.
Ha sentito lacrime.
Ha sentito croci portate per secoli da uomini innamorati di Dio e feriti dagli uomini.
In quel momento, Papa Leone XIV non era un uomo al centro della scena. 

Era un figlio che diceva sì.
Era un servo che tremava di fronte all’amore.
Era un cuore nudo davanti a Dio.
Gli occhi gli si sono velati,
come accade solo quando si tocca qualcosa di troppo grande,
troppo santo, troppo vero per restare asciutti.
Non parlava.
Ma dentro, una voce sussurrava:
“Pietro, mi ami tu?”
E lui, con quel silenzio bagnato di commozione,
ha risposto con tutta la vita:
“Tu lo sai, Signore. Tu lo sai.”


(18 maggio-articolo preso da internet)

Foto: Vatican News