Tra i volti
femminili dell’A. e N. Testamento, il più bello, l’unico immacolato è quello di
Maria.
Rapiti, esclamiamo con la Chiesa:
Tra i volti
femminili dell’A. e N. Testamento, il più bello, l’unico immacolato è quello di
Maria.
Rapiti, esclamiamo con la Chiesa:
UN PO’ DI LATINO...
Carissime Annunziatine,
Voi dunque siete molti e siete uno
E più avanti rivolgendosi ai suoi fedeli di Tagaste (ma anche a noi) afferma: «Parlando a dei cristiani, sebbene siano molti, nell’unico Cristo io li considero una sola unità. Voi dunque siete molti e siete uno; noi siamo molti e siamo uno. In che modo, pur essendo molti, siamo uno? Perché ci teniamo strettamente uniti a colui del quale siamo membra, e se il nostro Capo è in cielo lassù lo seguiranno anche le membra» (Agostino, sul Salmo 127, n. 4). Il santo Dottore della Chiesa nella sua spiegazione sui salmi unisce due elementi: la preghiera (cioè la liturgia cristiana) e all’Eucarestia dove anche cibandoci dell’unico pane diventiamo un unico corpo. “Sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”. Papa Leone XIV ci indica un programma di unità e di comunione indicando anche a noi come nella preghiera liturgica, di cui i salmi sono l’espressione più antica (che lo stesso Gesù con la sua voce ha pregato), assieme all’Eucarestia cresciamo in Cristo. In Lui diventiamo sempre più cristiani, sempre più uniti a Lui (“Perché tutti siano una sola cosa”, cfr. Gv 17,21-23). In una intervista del luglio 2023, l’allora cardinale Prevost spiegava: «Come si evince dal mio motto episcopale, l’unità e la comunione fanno parte proprio del carisma dell’Ordine di Sant’Agostino e anche del mio modo di agire e pensare. Penso che sia molto importante promuovere la comunione nella Chiesa e sappiamo bene che comunione, partecipazione e missione sono le tre parole chiave del Sinodo. Quindi, come agostiniano, per me promuovere l’unità e la comunione è fondamentale. Sant’Agostino parla molto dell’unità nella Chiesa e della necessità di viverla ».
Semel abbas semper abbas
Vorrei riprendere ancora una sentenza in latino. In ambito monastico è molto usata l’espressione: “Semel abbas semper abbas”.
Viene tradotta con “una volta abate, si è abate per sempre”, intendendo però non l’autorità ma la paternità spirituale. Il vero significato è che quando “diventati padri lo si è per sempre”: ai figli si dà la vita e per i figli si dà la vita. Dobbiamo osservare che l’espressione usa un termine non latino “abbas”: viene dall’aramaico (è il termine che usava Gesù) e significa “padre”. Nella vita religiosa è normale intendere il superiore come “padre”. Quando chiamiamo il Vescovo di Roma con l’appellativo di “Papa”, intendiamo la stessa cosa. Il termine “papa” deriva dal greco “πάππας” (pàppas), forma affettuosa e familiare di “padre” (noi usiamo “papà”). Era usato nei primi secoli del cristianesimo, per indicare il vescovo come guida spirituale e paterna. Ancora così tra gli Ortodossi, in Occidente finì per essere usato esclusivamente per il vescovo di Roma. L’espressione “Santo Padre” e “Papa” sono equivalenti. Concludendo, possiamo dire che il nuovo Vescovo di Roma ha un programma di unità e comunione e cercherà di realizzarlo con la tenerezza e la misericordia di un padre, affidandosi a Maria, nostra Mamma celeste che è la Madre del Buon Consiglio. Infatti solo per opera dello Spirito possiamo diventare “corpo di Cristo” e solo invocando lo Spirito Santo con Maria possiamo avere l’Eucarestia che ci fa Chiesa.
Don Gino
Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Paolina,
nel cammino dell’anno giubilare come “Pellegrini di speranza”, siamo invitati a una breve sosta per rinvigorire le nostre energie. Nei pellegrinaggi sono molto importanti le Stationes, luoghi di sosta per riflettere, pregare, riposare, per fare un’esperienza spirituale significativa.
Come Equipe di Postulazione di Famiglia Paolina, vi invitiamo a fermarvi alla «Statio “dei santi della Famiglia Paolina”» il prossimo 13 giugno, giorno anniversario della nascita e del Battesimo del Beato Timoteo Giaccardo (e quest’anno ricorre anche il 40° della proclamazione della sua venerabilità). In questa data ci sarà infatti la possibilità di collegarsi online per un approfondimento-dialogo sulla figura del nostro Beato, poiché non si finisce mai di conoscerlo nelle sue mille sfaccettature, di affezionarci a lui e amarlo sempre di più e di conseguenza di lasciarci illuminare e guidare dai suoi scritti, dalla sua vita, dalla sua preghiera e apostolato.
L’incontro si svolgerà su questi tre elementi: il significato del Beato per l’oggi, il suo messaggio di speranza in questo anno di Giubileo dedicato proprio a questo tema, e la devozione per lui oggi, così com’è vissuta nella parrocchia dove è nato, a Narzole.
L’incontro sarà guidato da don Vito Spagnolo e gli ospiti invitati sono don Guido Colombo ssp, sr M. Joseph Oberto pddm e don Angelo Carosso parroco di Narzole.
Vi aspettiamo giorno 13 giugno, alle ore 15.00, sui canali segnalati nella locandina.
Equipe di Postulazione della Famiglia Paolina
Ecco i link per collegarsi all'incontro del 13 giugno alle ore 15.00 (ora locale di Roma):
Youtube:
https://www.youtube.com/live/zAljbkUWAPY?si=PIyVwoakzB5mmiLw
https://www.youtube.com/live/rVuvgM3r0qA?si=sHXjwUnAo0p8HPgY
Facebook:
https://fb.me/e/85VXWJkBW
https://fb.me/e/7orNCL2h0
Autore: Don
Giacomo Alberione
Anello di PAPA
LEONE XIV
Ha abbassato
lo sguardo.
E il mondo
si è fermato.
L’Anello del Pescatore era lì, nel palmo della sua mano.
Pesava poco… eppure portava dentro il peso dell’eternità.
Quando le sue dita lo hanno sfiorato,
non ha sentito oro.
Ha sentito carne.
Ha sentito lacrime.
Ha sentito croci portate per secoli da uomini innamorati di Dio e feriti dagli
uomini.
In quel momento, Papa Leone XIV non era un uomo al centro della scena.
Era un figlio che diceva sì.
(18 maggio-articolo preso da internet)
Foto:
Vatican News
Il 12 maggio 2025, alle 11:00, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, Papa Leone XIV ha incontrato i rappresentanti dei media provenienti da tutto il mondo, gi unti a Roma in occasione del Conclave. Come da tradizione inaugurata dagli ultimi Pontefici, la prima udienza del nuovo pontificato è stata dedicata proprio agli operatori della comunicazione che hanno garantito la copertura mediatica degli eventi legati al Conclave. Un momento di grande intensità, caratterizzato dalla semplicità e profondità del discorso del nuovo Papa, che ha saputo toccare il cuore dei presenti.
Dopo una breve saluto e una simpatica battuta nella sua lingua madre, l'inglese, il Papa ha proseguito il suo intervento in italiano, concludendo poi con la benedizione in latino. Fin dalle prime parole, Papa Leone XIV ha mostrato uno stile comunicativo diretto, accogliente e profondamente umano. Il suo discorso ha ottenuto ripetuti applausi, segno di una sincera approvazione da parte dell’assemblea.
Il Papa ha esordito citando il Vangelo di Matteo: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9), sottolineando come questa Beatitudine interpelli in modo particolare i comunicatori, chiamati a promuovere una comunicazione che non cerchi il consenso a tutti i costi né adotti un linguaggio aggressivo. Ha insistito sulla necessità di rifiutare la "guerra delle parole e delle immagini", invitando a un giornalismo che unisca, invece di dividere.
Particolarmente toccante è stato il passaggio in cui Papa Leone XIV ha espresso solidarietà verso i giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità. Con forza, ha affermato: «La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale», chiedendo la loro liberazione. Questo appello alla libertà di espressione ha risuonato con particolare forza, ricordando a tutti il valore della dignità umana e del diritto all’informazione.
Il Papa ha poi invitato i media a uscire dalla “torre di Babele” della comunicazione contemporanea, segnata spesso da linguaggi aggressivi e frammentati. Ha chiesto di promuovere una "comunicazione disarmata", capace di favorire il dialogo, di ascoltare i deboli e di disarmare la Terra con parole di pace.
L'intervento di Papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, richiama alla memoria una sua precedente riflessione pronunciata l'11 ottobre 2012, quando intervenne come Priore Generale degli Agostiniani al Sinodo sull’evangelizzazione. In quell’occasione, Padre Prevost aveva posto l’attenzione sul rischio che i media occidentali promuovano una solidarietà pubblica verso credenze e pratiche contrarie al Vangelo.
Quando la Chiesa esprime posizioni contrarie, spesso viene accusata di ideologismo o di insensibilità verso i bisogni contemporanei. Secondo Prevost, questa dinamica crea un paradosso: la difesa della verità cristiana appare come ideologica e crudele, mentre la narrazione mediatica, che supporta stili di vita contrari all’etica evangelica, è presentata come umana e compassionevole.
Padre Prevost, oggi Papa Leone XIV, aveva sottolineato come i media, con abilità e ingegnosità, abbiano radicato nell'opinione pubblica la convinzione che il messaggio cristiano sia emotivamente crudele, in contrasto con l’umanesimo attribuito alle visioni antievangeliche.
L'incontro con Papa Leone XIV si colloca in un momento significativo per noi Paolini e Paoline, che in Italia ci prepariamo ad animare la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, attraverso la Settimana della Comunicazione e il Festival della Comunicazione (www.settimanadellacomunicazione.it). Il messaggio del Papa ci sprona a ripensare il nostro ruolo di comunicatori del Vangelo in un contesto sociale in cui la comunicazione rischia spesso di diventare conflittuale o autoreferenziale.
Proprio come i Padri della Chiesa, - citati da Robert Prevost sempre nel suo intervento al Sinodo del 2012- che seppero rispondere ai dibattiti culturali del loro tempo con un’eloquenza incisiva e profetica, oggi siamo chiamati a sviluppare una comunicazione evangelica che non ceda alle logiche del consenso mediatico, ma che proponga con coraggio e chiarezza la verità del Vangelo. Papa Leone XIV ci ricorda oggi che la comunicazione cristiana deve saper parlare al cuore delle persone, senza cedere alla spettacolarizzazione o all’approccio competitivo.
L’impressione generale che Papa Leone XIV ha lasciato è quella di un uomo che unisce serietà ed eleganza a una disponibilità sincera e calorosa. La sua figura ispira fiducia e la sua esperienza internazionale, unita alla conoscenza di diverse lingue e alla capacità di governo, lo rendono particolarmente adatto a guidare la Chiesa in un mondo complesso e in continuo cambiamento.
L'incontro del 12 maggio 2025 ha rappresentato non solo un momento di vicinanza tra il Papa e i comunicatori, ma anche un forte invito a riflettere sulla nostra responsabilità come operatori dell’informazione e della comunicazione, chiamati a promuovere la verità e la pace.
Per noi Paolini, questo incontro è un nuovo incoraggiamento a vivere il nostro carisma con fedeltà e creatività, ricordando che la comunicazione è missione: portare al mondo la Parola che salva, con uno stile di fraternità e di speranza. Come affermava il Beato Giacomo Alberione: "La parola è il grande mezzo di comunicazione tra Dio e l’uomo, e tra gli uomini". Oggi, più che mai, questo richiamo ci sprona a un uso consapevole e responsabile dei media, orientato a costruire ponti e non a scavare fossati.
da: paulus.net
Carissima,
BUONA PASQUA!
La Pasqua è un avvenimento dalla forza travolgente. Pasqua è annuncio di profonda e duratura speranza, presagio di una vita luminosa che irradia grazia. Gesù è il Risorto, è il Vivente; e noi lo possiamo incontrare Vivo come lo incontrarono le donne che, al mattino del terzo giorno, si recarono al sepolcro.
Lasciamoci invadere dall’incanto della persona di Gesù risorto, dalla forza della Risurrezione, anche se mai trionfalistica e sempre umile e, con l’apostolo Tommaso, tocchiamo il suo costato trafitto professando: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28).
Questo augurio pasquale te lo rivolgo con semplicità di cuore e vivissima fede: e spero che non lo riteni troppo ottimista-formale, ma sappi accoglierlo con fede semplice, perché Cristo Crocifisso e Risorto è l’unica vera speranza che ci rimane, vissuta da una miriade di Santi (Eb 11.12) nella storia della Chiesa, cominciando dai nostri santi Paolini-Paoline...
Nella luce pasquale, «ogni nuovo dramma che accade nella storia del mondo diventa scenario di una possibile buona notizia: l’amore riesce sempre a suscitare cuori capaci di commuoversi, volti capaci di non abbattersi, mani pronte a costruire» (Papa Francesco). Facciamoci annunciatori di buone notizie per diventare fari nel buio di questo mondo, che illuminano la rotta e aprono sentieri nuovi di fiducia e speranza, nonostante le crisi…
Buone notizie da irradiare in tutti gli ambienti, anche ecclesiali e nelle nostre fraternità, esortandoci a cogliere la positività delle diverse situazioni, a credere che ogni evento, anche il più sofferto e misterioso, è storia di salvezza.
Buone notizie da lanciare attraverso la testimonianza di una vita fasciata di serenità, affabilità, benevolenza per tutte le persone che soffrono: soprattutto per tutti i preti e i consacrati in crisi, spenti interiormente, demotivati, scoraggiati. Ma anche per quelli impegnati e fedeli perché possano continuare a custodire il dono ricevuto della missione…
Gli occhiali della buona notizia, che riceviamo a Pasqua, ci permettono uno sguardo di fede che ci fa vedere oltre, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta e tormentata della storia (cfr. EG 278). Vedere oltre:
o per accogliere quella misteriosa fecondità che deriva dalla «libertà di rinunciare a calcolare e a controllare tutto, e permettere che lo Spirito ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera...» (EG 280);
o per scorgere anche nei deserti di oggi, il “ramo di mandorlo” (Ger 1,11), l’albero-sentinella che annuncia la bella stagione, anche se secondo la sapienza della Croce;
o per scoprire «il filo rosso dell’amore fedele, personale, misericordioso di Dio che avvolge e benedice tutta la nostra esistenza» (Papa Francesco).
Preghiamo, in questo tempo, in modo particolare per la pace del mondo e perché le varie prepotenze dei Capi politici, il capovolgimento dei valori evangelici che sta avvenendo nella Società e l’indurimento dei cuori non abbia a perdurare e a prevalere. Che la forza della Risurrezione di Cristo e il suo Spirito, sempre in azione, riattivi nei cuori di tutti, almeno dei consacrati, dei sacerdoti, dei cristiani l’anima evangelica: cioè la serenità profonda e duratura, la speranza cristiana, l’impegno per l’onesta, la lealtà, l’agape, la capacità di accoglienza affabile di ogni fratello...
Don Emilio Cicconi