Carissime Annunziatine,
L’adorazione dei Magi
L’adorazione dei Pastori
L’evangelista Luca racconta dell’adorazione dei pastori (che rappresentano il popolo eletto), cioè di coloro che vegliano nella notte facendo la guardia. A loro appare un angelo che li avvolge con una grande luce. A coloro che conoscono le promesse annuncia: «oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce...» (Lc 2,11-12). Quindi «Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 1,16). La vita di Gesù si colloca tra due città: Betlemme (cioè la “casa del pane”) e Gerusalemme: ambedue sono città di Davide”. I Magi devono passare prima da Gerusalemme, i pastori possono arrivare direttamente alla grotta.
Con i pastori impariamo a fare l’adorazione di Gesù incarnato per noi, penetrando molto di più nel Mistero di Dio che si rivela. Se la stella dei Magi rappresenta la luce naturale della conoscenza, con i pastori si riceve una luce soprannaturale, che a partire dalla conoscenza delle Scritture permette di vedere anche quello che gli occhi non vedono. I pastori tornano «glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro» (Lc 2,20). Quando la luce e la grazia dello Spirito ci avvolgono, non solo la nostra adorazione riconosce il Signore ma poi torniamo nella nostra vita quotidiana portando il frutto di quanto contemplato. Adoriamo l’Eucarestia e, vivificati da questo pane di vita, glorifichiamo e lodiamo Dio nella nostra vita, sia di notte (cioè nella prova) sia di giorno (cioè nella pace).
L’adorazione degli Angeli
In Luca troviamo accennata anche l’adorazione degli Angeli. È intrecciata con il racconto dei pastori. Essi proclamano «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14). Gli Angeli ci mostrano come il Cielo scende ad adorare Dio lì dove Dio si trova... anche quando nasconde la sua Gloria, affinché gli uomini possano trovarlo. Essi sono nella luce di Dio e cantano con stupore come Dio realizza la sua parola: neppure loro potevano immaginare come si potesse realizzare la salvezza. Da loro impariamo ad adorare il mistero di Cristo nello splendore della Gloria e pienamente aderendo alla sua volontà.
L’adorazione di Giuseppe
Giuseppe «era della casa e della famiglia di Davide» (Lc 2,4), è colui che come in un sogno – allo stesso modo dei Patriarchi – contempla l’avverarsi delle Promesse annunciate dai Profeti. Come agli antichi padri e ai profeti anche a lui non è concesso di vedere sulla terra il pieno compimento. San Giuseppe infatti muore prima che Cristo porti a compimento il mistero della redenzione sulla Croce. Giuseppe (come il Giuseppe figlio di Giacobbe) è l’uomo dei sogni. Nei sogni vede chiaro la volontà di Dio. Nella sua vita ha visto crescere il “figlio della Vergine” nella sua umanità, ma solo con gli occhi della fede sa che è vicinissimo al Dio increato. Dio si nasconde davanti ai suoi occhi... ed insieme si lascia accogliere tra le sue braccia. Il Potente “più grande dei Cieli” desidera che san Giuseppe lo protegga, lo accompagni su di un asinello in Egitto, affinché si possa compiere la parola: «dall’Egitto ho chiamato mio Figlio». Con Giuseppe siamo invitati a fare una adorazione più profonda, quando la vicinanza del mistero di Dio diventa oscurità all’intelligenza ed anche alla fede. Giuseppe, che ha speso tutta la sua vita per Gesù e Maria, realizza quella adorazione di Cielo e Terra che si intrecciano, anche se ancora nella fede.
L’adorazione di Maria
Infine in questo cammino di avvicinamento a Gesù, che ogni adorazione significa, contempliamo l’adorazione di Maria. Maria adora nella vicinanza più grande che una creatura possa fare. L’adorazione di Maria si rinnova in quella della Chiesa quando il sacerdote, dopo la Consacrazione, si genuflette davanti al pane e al vino che sono diventati Corpo e Sangue di Cristo. Maria adora il Figlio da lei partorito, perché quale “Vergine Madre del suo Figlio” lo riconosce suo Signore d’amore infinito, da accogliere con tutto l’amore possibile di lei creatura. Ed insieme, ricolma della grazia, racchiudere in sé ciò che i Cieli dei Cieli non possono contenere... Ma anche gli occhi di Gesù Bambino sono ricolmi di gioia nello specchiarsi in quelli di colei che ha detto a Lui un “sì” senza fine.
don Gino





