14 novembre
SANTI BRUNO, BENEDETTO, GIOVANNI martiri
Memoria
Proprio della Chiesa di Ravenna-Cervia

Giustamente la Chiesa di Ravenna-Cervia onora
i tre santi martiri Bruno, Benedetto e Giovanni quali martiri ravennati, uccisi
come missionari della fede in Polonia Agli inizi del sec, XI : missionari inviati inviati in quelle terre
slave dal ravennate Romualdo e partiti dall’eremo del Pereo, nelle vicinanze di
Ravenna dedicato al al martire Adalberto. Benedetto e Giovanni, italiani furono
martirizzati nell’eremo eretto per loro da Bolesslao non lontano da Poznan,
assieme ai confratelli polacchi Isacco, Matteo e Cristiano, nella notte tra il
10 e l’11 Novembre dell’anno 1003; erano
partiti dal Pereo nel 1001. Bruno, martire di nazione tedesca, con loro associato nel culto perché fu sempre
con loro pure associato quale discepolo di Romualdo a Ravenna e particolarmente
al Pereo. Dei cinque martiri trucidati presso Poznan nel 1003 fu lo stesso
Bruno a scrivere la vita e il martirio nel celebre testo che appunto va sotto
il titolo di Vita Quinque Fratrum.
San Bruno, già cappellano alla corte di Ottone III incontra san Romualdo con
questo stesso imperatore e assume il secondo nome di Binifacio proprio nella
sua professione religiosa al Pereo. Il 9 maggio 1009, ai confini della Prussia
e Lituania, fu trucidato a causa della missione per la fede con diciotto altri
compagni. Onorando i suoi martiri nell’Europa orientale, come disse Papa
Giovanni Paolo II a classe nella Visita Pastorale del 1986, la Chiesa
ravennate, nelle terre dei tre fiumi della cristianità europea, Po, Reno,
Danubio, trasmette l’unità della fede affermando le radici cristiane di tutta l’Europa
stessa,
“ dall’Atlantico agli Urali “: l’Oriente
bizantino, il mondo slavo, i Latini e i Germani dell’Occidente.
San Benedetto,
Giovanni, Matteo, Isacco e Cristiano
Monaci, protomartiri della Polonia
Festa: 14 novembre
† Kazimierz,
Polonia, 12 novembre 1003
Benedetto, di origine
campana, è venerato come martire ed evangelizzatore della Polonia. Ma la sua è
una storia del tutto particolare. Nato infatti a Benevento intorno all'anno
970, fu oggetto di un caso di simonia: appreso,
infatti, della sua vocazione i genitori si adoperarono per farlo
ordinare a soli 18 anni e divenire subito canonico. Ma il giovane Benedetto
scombinò i piani: capita la gravità di quanto gli era capitato, prima si ritirò
in un monastero e poi visse da eremita sul monte Soratte. A cambiare la sua
vita fu l'incontro con san Romualdo a Ravenna. Questi, su invito
dell'imperatore Ottone III, nel 1001 inviò Benedetto insieme al confratello
Giovanni da Cervia a evangelizzare la Polonia. Qui i due iniziarono il proprio
apostolato, insieme a tre novizi polacchi. Nel 1003 Benedetto e Giovanni
conobbero infine il martirio a opera di alcuni rapinatori che volevano
depredarli delle dieci libbre d'argento che il principe polacco Boleslao aveva
loro consegnato come dono per il Papa. (Avvenire)
Martirologio Romano: Presso Kazimierz sul fiume Warta in Polonia,
santi Benedetto, Giovanni, Matteo e Isacco, martiri, che, mandati ad annunciare
la fede cristiana in Polonia, furono sgozzati di notte da alcuni briganti.
Insieme con loro si commemora anche Cristiano, loro servo, impiccato nel
recinto della chiesa.
Nonostante siano purtroppo sconosciuti al grande pubblico, i santi Benedetto, Giovanni, Matteo ed Isacco, monaci camaldolesi, sono stati i primi cristiani ad avere avuto il privilegio di testimoniare la loro fede versando il sangue in terra polacca. Esistono principalmente due fonti utili per ricostruire la vicenda di questi martiri: la prima è costituita dal racconto di San Bruno (o Bonifacio) di Querfurt, amico di Benedetto, che non appena apprese dell’accaduto raccolse numerose testimonianze in Polonia, mentre la seconda è di uno scrittore successivo, Cosmas di Praga.
Benedetto nacque a Benevento intorno all’anno 970. Scoperta la vocazione religiosa del figlio, i genitori riuscirono a farlo ordinare sacerdote all’età di soli 18 anni e divenire anche canonico. Ma il giovanissimo prete, compresa la gravità morale della situazione, desiderò espiare quella colpa prima ritirandosi in un monastero napoletano, poi intraprendendo la vita eremitica sul monte Soratte presso Roma e quindi a Montecassino. L’incontro che si rivelò decisivo per la sua vita fu però quello che ebbe con San Romualdo a Ravenna.
Qui il fondatore dei camaldolesi lo invitò ad entrare nel suo nuovo ordine e nell’ottobre 1001, su richiesta dell’imperatore Ottone III, lo prescelse per l’attività di evangelizzazione della Pomerania. Fu così che Benedetto, coadiuvato dal confratello Giovanni da Cervia e da tre novizi polacchi, Matteo, Isacco e Barnaba, iniziò febbrilmente il suo apostolato, non prima però di essere accolto calorosamente alla corte di Boleslao I in Polonia occidentale, ove poté meglio conoscere la cultura slava e la nuova lingua. Fu proprio il duca a donare loro un nuovo eremo a Kazimierz, presso Gniezno.
Proprio in tale eremo il 12 novembre 1003 si consumò il tragico eccidio: Benedetto, Giovanni, Matteo, Isacco ed il loro servo Cristiano furono uccisi da alcuni predatori pagani. Intenti a derubarli di dieci libbre d’argento che il principe polacco Boleslao aveva loro consegnato come dono per il Papa. Si salvò solamente il novizio Barnaba che aveva anticipato di qualche giorno il viaggio a Roma. Venerati subito come santi, l’eremo divenne meta di ininterrotti pellegrinaggi, anche se le loro reliquie vennero poi traslate Olomouc. Il pontefice Giulio II confermò il loro culto nel 1508 ed ancora oggi il Martyrologium Romanum commemora questi cinque intrepidi testimoni della fede nell’anniversario della loro morte
da: Santi e Beati