Secondo i desideri di don Giacomo Alberione, il prof. Santagata rappresentò sulla cupola, in un crescendo di toni e di figure ma con ritmo sobrio e conciso, la Maternità spirituale di Maria, nella sua vita terrena e nella sua glorificazione. Una maternità che si estende non solo a tutti i cristiani, ma a tutta l’umanità; e si rivolge in modo particolare ai Vescovi come successori degli Apostoli, ai sacerdoti, alle persone consacrate e a quanti collaborano nell’opera di evangelizzazione.
Gli episodi sono disposti a corona, attorno al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, su un cielo popolato di schiere di angeli come una corolla di petali, fino al turbine leggerissimo degli ultimi cori della cupola superiore.
Nella cupola superiore vediamo, in un disco luminoso, il simbolo dello Spirito Santo, la colomba, circondata da tre vasti cerchi concentrici di angeli ruotanti in volo, quali petali di una rosa che si offre in tutta la sua bellezza.
La colomba dirige il suo volo ad ali distese verso la Vergine (cupola inferiore). La composizione dell’affresco richiama l’Assunzione e la gloria di Maria librata tra cielo e terra, e attorniata da angeli che pregano, suonano, cantano.
Alla sinistra e alla destra della Vergine, le figure del Padre e del Figlio seduti in trono: idealmente completano la figura della colomba, simbolo dello Spirito Santo, dipinta sulla sommità della cupola superiore.
La Madonna –
un’immagine di oltre sette metri e mezzo -, poggiando su una nube bianca, apre
il suo manto e allarga le braccia, racchiudendo sotto la sua protezione due
gruppi simbolici. Il gruppo alla destra di Maria è il gruppo di credenti: tra
loro si staglia la bianca figura del Pontefice Pio XII. Il gruppo alla sua
sinistra, invece, rappresenta coloro che devono giungere alla fede; qualcosa
sta già avvenendo: tra essi infatti possiamo scorgere, inginocchiato, un
missionario. Una “luce”, che scende dalla Trinità alle palme stese delle mani
di Maria e di qui ai due gruppi simbolici, descrive la sua mediazione di
grazie.
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« Dove vai, o Vergine prudentissima,
che simile all’aurora, sorgi, bella
come la luna,
splendente come
il sole ?».
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