“TANTO SI SA QUANTO SI STUDIA”. “SPOGLIARSI” DALLE PROPRIE IDEE
Il punto centrale della nostra riflessione oggi è la necessità di “spogliarci” dalle nostre idee, e in particolare dalla convinzione che tutto dipende dal nostro impegno e non tanto dalla fede che è il Signore che moltiplica i nostri sforzi, facendo sì che possiamo vivere e agire al di sopra delle nostre capacità umane. Quello che noi non riusciamo a fare, se ci fidiamo di lui, lo farà il Signore.
1. Dalla Lettera del Superiore generale: 3c (la recita per la prima volta del Segreto di riuscita)
«Un’altra pagina ricca di significato è quella nella quale si racconta la prima volta in cui viene recitato insieme il Segreto di riuscita, precisamente il 6 gennaio 1919. È un vero Patto con la Trinità. Don Alberione è convinto che la missione paolina è legata a quanto il Signore opera nella Casa perché è lui il protagonista, il Narratore che conosce il senso della nostra storia, quella degli inizi così come quella odierna. Il Primo Maestro coinvolge i giovani per stipulare un patto con Dio, patto che nasce da una fede genuina, come quella che incontriamo nel Vangelo: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6). Se c’è questa fede nell’agire di Dio ci si può spogliare di una mentalità secondo la quale “tanto si sa quanto si studia”. Ecco che cosa riporta Timoteo Giaccardo sempre nel suo Diario: «Quindi è necessario, per chi viene dal Seminario, spogliarsi delle idee del Seminario: cioè tanto si sa quanto si studia; per chi viene da casa, spogliarsi delle idee che si hanno di casa» (7 gennaio 1919). È una ulteriore trasformazione qualitativa: “spogliarsi” dell’idea che tutto dipenda da me e assumere la consapevolezza che solo il Signore moltiplica il nostro cammino di santità, la nostra vita apostolica, la fecondità dello studio, la comunione tra noi…».
2. L'incontro con la Parola di Dio: Marco 8,1-9
Come i discepoli, quante volte noi ci sentiamo totalmente incapaci di risolvere i problemi o di rispondere alle necessità, o alle sfide che ci si presentano… Dimentichiamo che il Signore ci chiede soltanto il nostro piccolo possibile apporto, perché il resto lo farà lui. «1 In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2 ”Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3 Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano”. 4 Gli risposero i discepoli: “E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?”. 5 E domandò loro: “Quanti pani avete?”. Gli dissero: “Sette”. 6 Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7 Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8 Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9 Erano circa quattromila. E li congedò».
3. L’insegnamento della Chiesa
A volte può essere la comodità, la pigrizia o l‘egoismo che ci impediscono rischiare, considerando troppo impegnative le sfide che abbiamo davanti, invece di affidaci al Signore, ricordando che lui agisce insieme a noi quando noi ci mettiamo con generosità a servizio della Parola. «Alcune persone non si dedicano alla missione perché credono che nulla può cambiare e dunque per loro è inutile sforzarsi. Pensano così: “Perché mi dovrei privare delle mie comodità e piaceri se non vedo nessun risultato importante?”. Con questa mentalità diventa impossibile essere missionari. Questo atteggiamento è precisamente una scusa maligna per rimanere chiusi nella comodità, nella pigrizia, nella tristezza insoddisfatta, nel vuoto egoista. Si tratta di un atteggiamento autodistruttivo... Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed è ricolmo di potenza. Gesù Cristo vive veramente. Altrimenti, “se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione” (1 Cor 15,14). Il Vangelo ci racconta che quando i primi discepoli partirono per predicare, “il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola» (Mc 16,20). Questo accade anche oggi. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo. Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida”» (Evangelii gaudium 275).
4. Pensiero del Fondatore La vocazione paolina ci obbliga ad essere sempre pronti per servire gli uomini e le donne di oggi. Questo ci chiede di essere sempre aggiornati, la capacità di spogliarci delle nostre idee fisse e aprirci ai bisogni attuali. Qualcosa di molto difficile se non siamo aperti alla novità di Dio.
«Noi dobbiamo sempre condurre le anime al paradiso: ma dobbiamo condurre non quelle vissute dieci secoli or sono, ma quelle che vivono oggi. Occorre prendere il mondo e gli uomini come sono oggi, per fare oggi del bene. È vero che alcuno può talmente esagerare in questo da credere che i mezzi usati ieri non servono più in nulla: è vero che si è realmente esagerato; è vero che per adattarsi al mondo si è nascosto od anche negato dogmi, morale, ascetica cattolica: ma gli abusi di una cosa, avvenuti per colpa degli uomini [Modernismo], non provano la malizia della cosa stessa» (Appunti di Teologia Pastorale, p. 93).
5. Dalla parola alla vita
“E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?”. È la domanda dei discepoli a Gesù. Ed è la domanda che noi ci poniamo davanti alle enormi sfide che la società attuale ci presenta. Tuttavia ci sentiamo spinti dalla nostra missione a vivere e dare Gesù Cristo Via e Verità e Vita agli uomini di oggi con i mezzi di oggi. Una sfida realmente troppo grande di fronte alle nostre possibilità reali. Ma Gesù ci fa un’altra domanda: “Quanti pani avete?”. Questa è la nostra responsabilità: noi dobbiamo scoprire quanti “pani” abbiamo – questo dipende da noi – e metterli a sua disposizione. I discepoli riuniscono in tutto 7 pani, in realtà hanno tutto il necessario (7 è il numero della pienezza). Gesù ci invita a entrare in noi stessi e a scoprire tutte le potenzialità che abbiamo; e mettendole insieme a quelle degli altri abbiamo la possibilità di rispondere a tutte le attese del mondo d’oggi. Certo, non per la nostra forza, ma perché in mano a Gesù questi pochi pani saranno capaci di sfamare circa quattromila, cioè tutta la folla, e quindi di risolvere un problema che chiaramente li supera, e addirittura arrivare fino al punto di riempire sette sporte di pezzi avanzati...
Così succede anche a noi. Vogliamo fare qualcosa per gli uomini e le donne del nostro tempo e Gesù Maestro ci invita a darci da fare. Ci sentiamo incapaci. Eppure Dio ha bisogno del nostro nulla per fare qualcosa. Basta vincere la pigrizia, la comodità. Quando chiediamo a Dio: “Cosa fai in questa situazione?”, Dio ci risponde: “Tu, che cosa fai?”. Credere non è delegare a Dio la risoluzione dei problemi, ma imparare ad affrontarli in una prospettiva diversa: facendo tutto il possibile, e poi lasciarlo in mano a Gesù: egli farà il miracolo.
* Credo davvero nella promessa del Maestro: “Io sono con voi”, e che il Signore agisce “insieme” con noi e “conferma” la Parola?
* Quali sono le principali sfide che ci presentano le persone del nostro secolo, da inviati ad annunciare Cristo agli uomini e alle donne del nostro tempo con i mezzi più celeri ed efficaci?
* So spogliarmi delle idee che mi legano al passato e mi fanno dimenticare che dobbiamo condurre al Paradiso non gli uomini vissuti “dieci secoli or sono, ma quelli che vivono oggi”?
* So spogliarmi anche di tutte quelle idee che mi bloccano e mi impediscono di slanciarmi con fede nel rispondere a queste sfide, consapevole che Gesù prenderà in mano i miei pochi “pani”, assieme a quelli dei fratelli e le sorelle, e sarà lui a fare i miracoli necessari?
6. Preghiera: Atto di fiducia
O Dio,
tu sai che la nostra fiducia
non si fonda sulle azioni umane:
per la tua misericordia,
ci protegga contro ogni avversità l’Apostolo delle genti.
Per Cristo nostro Signore.
Da me nulla posso; con Dio posso tutto.
Per amor di Dio voglio far tutto. A Dio l’onore, a me il paradiso (Preghiere della FP, p. 24). (Oppure il Segreto di riuscita: Preghiere della FP, p. 193)
A cura di Don José Antonio Pérez, ssp • Centro di Spiritualità Paolina
Casa Generalizia SSP • Roma • Ottobre 2023
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