domenica, maggio 21, 2023

Madonna Greca


Tradizione o leggenda che sia, questa "Madonna venuta dal mare", che l’8 Aprile dell’anno 1100 sette monaci avrebbero visto galleggiare sulle onde del lido di Ravenna, a Porto Fuori, è un bassorilievo marmoreo di "Vergine orante", di origine bizantina. Da qui il nome di "Madonna Greca". 

Ciò che si sa di certo è che fin dal sec. XII esisteva presso Ravenna un tempietto dedicato a Maria sotto il titolo di "Santa Maria in Porto Fuori", ove sorgeva una celebre, anche se piccola, Basilica con preziosi affreschi di Giotto; ma questa fu malauguratamente rasa al suolo e ridotta ad un cumulo di macerie il 6 Novembre 1944, durante un’incursione aerea degli Anglo-americani.

L’attuale Basilica-Santuario – cuore mariano di Ravenna – è opera della seconda metà del ’700.

Fonte: rivista "Madre di Dio", dicembre 2004

Costruita nel XVI sec. la fastosa facciata fu modificata nella seconda metà del XVIII sec dall'architetto Camillo Morigia. L'interno, grandioso e solenne, è diviso in tre navate con un ampio transetto sormontato da un'alta cupola. Nel lato sinistro del transetto si trova una scultura di marmo in bassorilievo raffigurante la vergine Maria in atteggiamento di orante. L'immagine è consciuta col nome di " Madonna Greca " poiché la tradizione la ritiene giunta qui miracolosamente proveniente da Costantinopoli.

A lato della chiesa l'ex monastero dei Canonici Lateranensi ospita la Pinacoteca comunale, con opere prevalentemente di autori romagnoli. Il fronte che affaccia sui giardini è formato dalla Loggetta Lombardesca, risalente al primo '500, con portico al piano terreno e loggia a quello superiore.

La Madonna Greca e' una statua che si trova in Santa Maria in Porto. E' un lavoro bizantino, scolpito sopra una tavola di marmo pario, di forma rettangolare. Secondo le Carte Portuensi, l'8 aprile, domenica in Albis del 1100, apparve all'alba sulle rive dell'Adriatico, l'effigie della Vergine Maria, sorretta da due angeli che reggevano delle fiaccole. Si racconta che solo Pietro degli Onesti fra i presenti aveva potuto accostarsi alla sacra immagine. L'arrivo della Madonna fu considerato un grande evento miracoloso che provocò un pellegrinaggio di ravennati che accorrevano a rendere omaggio alla vergine venuta dal mare. Pietro degli Onesti istituì una processione nella Domenica in Albis in memoria del prodigioso arrivo della Vergine. Raccomandò la santificazione di tutti i sabati, ma in particolare dei sette sabati che precedevano la Domenica in Albis.

Gli anni intorno al Mille sono anni tristissimi per la Chiesa. La lotta per le Investiture oppone il Papa Gregorio VII all’Imperatore Enrico IV che, dopo l’umiliazione di Canossa, si ribella nuovamente costringendo il Papa a fuggire a Salerno dove poco dopo morirà. Al suo posto l’Imperatore insedia, come antipapa, Guiberto Arcivescovo di Ravenna, con il nome di Clemente III. Così Ravenna, la gloriosa sede di Sant’Apollinare, che sempre si è onorata del titolo di “figlia primogenita della Chiesa Romana” si trova trascinata, senza volerlo, nello scisma. Tra le famiglie di Ravenna che si mantengono fedeli al Papa di Roma, nonostante le difficoltà del momento, vi è la famiglia dei Duchi degli Onesti alla quale era appartenuto nel passato San Romualdo, fondatore dell’Ordine Camaldolese. Ad essa appartiene un certo Pietro, che per umiltà si fa chiamare “peccatore”, devotissimo della Madonna e desideroso di essere Sacerdote.

Per non essere però ordinato dall’Arcivescovo scismatico, esce da Ravenna ed intraprende un lungo viaggio in Terra Santa, dove rimane in devota contemplazione per 16 anni, fino al 1096, quando, per l’invasione della Palestina da parte dei Saraceni, è costretto a rientrare in patria. Nell’aprile di quell’anno, la nave sulla quale è imbarcato, giunta nell’alto Adriatico, si trova in balia di una di quelle burrasche che sconvolgono solitamente il mare in primavera.

Gli sforzi dei marinai per governare la nave sbattuta dalle onde e riuscire a toccare il porto di Ravenna, risultano inutili: tutti sono rassegnati all’inevitabile naufragio. Pietro si rivolge con fiducia alla Madonna, Stella del mare, e promette con voto di erigere in suo onore una chiesa, se ha la grazia di toccare terra. In breve il vento tace, si diradano le nubi, il mare si calma, i marinai riprendono fiducia ed in poco tempo la nave entra nel sospirato porto.

Pietro si preoccupa subito di realizzare il voto fatto e nel brevissimo tempo di 20 giorni tutto è pronto per la posa della prima pietra, sulla quale scrive “Maria, madre e salvezza mia”; la chiesa è presto ultimata e aperta al culto con il titolo di “Santa Maria in porto”. Accanto alla chiesa, un piccolo Monastero accoglie alcuni Sacerdoti che, sotto la direzione di Pietro professano la regola di Sant’Agostino come Canonici Regolari, detti poi Portuensi.

L’8 aprile 1100, Domenica in Albis, prima dell’alba, Pietro ed i suoi sei compagni sono in chiesa per la preghiera del mattino, quando una luce intensa proveniente da oriente colpisce i loro occhi. Presentendo un fatto straordinario, escono dalla chiesa ed avanzano sul lido del mare: sulle onde, a breve distanza dalla riva, un’immagine di Maria, tra due Angeli che reggono una fiaccola luminosa più del sole, galleggia sulle onde. Nella sua umiltà Pietro non osa avvicinarsi, ma invita i suoi compagni ad accogliere l’immagine.

L’uno dopo l’altro essi entrano in mare, ma come si avvicinano all’immagine, questa si allontana da loro. Per ultimo anche Pietro, pregato dai suoi, entra in mare, e subito l’immagine gli corre tra le braccia. All’istante scompaiono gli Angeli, segno che la Madonna desidera rimanere con Pietro ed i suoi fratelli che con grande giubilo e contentezza l’accompagnano nella chiesa dove ancora oggi è venerata.

L’immagine è scolpita sopra una tavola di marmo bianco, a forma rettangolare, alta 1,16 m e larga 0,60 m dello spessore in media di 7 cm. La Beata Vergine è rappresentata a figura intera, ritta in piedi, di fronte, con volto e fattezze giovanili. Tiene entrambe le braccia simmetricamente alzate in atto di preghiera secondo l’usanza antica; intorno al capo ha il nimbo o aureola, ed un velo le copre il capo, il quale le scende sulle spalle. Porta sugli omeri un ampio mantello, il cui lembo destro, gettato con grazia sulla spalla sinistra, le copre il petto, mentre d’ambo le parti, alzato dal movimento delle braccia, si apre a padiglione e piove di dietro lasciando vedere dinanzi tutta la persona dalla cintola in giù.

La tunica è ricca, lunga e a maniche strette. I piedi appaiono guarniti di calzatura. Undici piccole Croci greche di metallo dorato si vedono così distribuite: una sul velo alla sommità del capo, quattro sulla tunica, due ai polsi, due alle ginocchia e due sul manto alle falde pendenti d’ambo i lati. Sull’alto del quadro in mezzo a due scudi ovali stanno scolpite le sigle greche indicanti “Madre di Dio”. (1)

La devozione dei fedeli per la Madonna greca ha costruito nel corso dei secoli una maestosa Basilica che ha superato numerose vicende storiche, compresa la distruzione del bombardamento aereo del novembre 1944, e rimane a testimonianza dell’amore dei Ravennati per la Madonna. Il cardinale Giacomo Lercaro, allora vescovo di Ravenna, affida la Basilica alla custodia ed alla cura dei Salesiani, e nel 1952 rinnova l’incoronazione della prodigiosa immagine

Madonna Greca venerata nella Basilica di Porto in Ravenna

PATRONA DI RAVENNA E DEI LIDI RAVENNATI

STORIA

"O Vergine Greca, o stella del mare,
che ami la Chiesa e la città di Ravenna,
prega per noi poveri peccatori,
perché cresca la fede nel tuo Figlio Gesù
possiamo rispondere alla nostra vocazione alla santità
nella comunione della Chiesa.
E la nostra gioia sia piena.

Amen”

+ Lorenzo, Arcivescovo

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