Altare di S. Tommaso d'Aquino In alto si vede una immagine
dell'Annunziata, ed alle spalle del Dottore, il Pontefice Pio V
Nel 1245, l’Ordine lo invia a completare gli studi di Teologia a Parigi
sotto la guida di sant’Alberto Magno (grande santo e dottore della Chiesa).
Tommaso, legato al suo maestro da una profonda stima e amicizia, lo seguirà a
Colonia e sarà suo stretto collaboratore nella ricerca filosofica e teologica.
Grazie anche allo studio del pensiero precristiano di Aristotele, riscoperto proprio in quegli anni, san Tommaso mostra l’indipendenza e la reciproca relazione tra filosofia e teologia, tra la fede cristiana e la ragione. La fede e la ragione, infatti, devono collaborare tra loro in quanto sono due strumenti della conoscenza che provengono dalla stessa sorgente, il Logos divino.
Per tutta la vita, l’Aquinate si dedicherà allo studio, all’insegnamento e
alla predicazione. Egli, definito il più dotto tra i santi, amava predicare al
popolo che accorreva ad ascoltarlo perché sapeva parlare con semplicità e
fervore.
Possiamo dire che san Tommaso ha realizzato nella sua vita la massima
domenicana: contemplari et contemplata
aliis tradere cioè contemplare e trasmettere agli altri ciò che si è
contemplato.
Muore il 7 marzo 1274 nell’abbazia cistercense di Fossanova. Canonizzato
nel 1323 e proclamato dottore il 15 aprile 1567, è ricordato col duplice titolo
di “Dottore angelico”, per l’altezza del suo pensiero e la purezza della sua
vita, e “Dottore comune” o universale, perché la sua dottrina è comune a tutta
la Chiesa, una dottrina sicura e chiara.
San Tommaso devoto della Beata Vergine
San Tommaso d’Aquino è stato un grande devoto della Madonna, alla quale si
rivolgeva con l’appellativo preferito di Beata Vergine Maria.
Come riferiscono i primi biografi ci sono diversi episodi della sua vita
che testimoniano il suo profondo amore per la Vergine. Certo è che viveva il
suo lavoro teologico sotto lo sguardo di Maria, a cui affidava se stesso e la
sua opera. Una prova la troviamo nelle pagine autografe della Summa contra Gentiles che riportano nei
margini le parole dell’Ave Maria.
In una nota e lunga preghiera, l’Aquinate affida tutto se stesso alla
Madonna, le chiede aiuto perché tutto in lui sia conforme alla volontà di Gesù
e perché gli ottenga di vivere nella vera carità:
“O beatissima e dolcissima Vergine
Maria, Madre di Dio… io affido al tuo cuore misericordioso tutta la mia vita…
Ottienimi, o mia dolcissima signora, carità vera, con la quale possa amare con
tutto il cuore il tuo santissimo Figlio e te, dopo di lui, sopra tutte le cose,
e il prossimo in Dio e per Dio, sì da godere del suo bene, soffrire del suo
male, non disprezzare né giudicare temerariamente alcuno, né preferirmi ad
alcuno nel segreto del mio cuore».
La sua grande pietà mariana era unita alla sua profonda devozione
eucaristica. I due amori stanno insieme: il Gesù che si dona a noi
nell’Eucaristia è il Figlio della Beata Vergine Maria, il Verbo incarnato nel
suo seno.
Come non ricordare che i più belli e ispirati inni eucaristici sono quelli
che il santo compose – su richiesta di papa Urbano IV – per la prima
celebrazione della festa del Corpus Domini nel 1264, tra cui Pange lingua, Panis angelicus, o salutaris
Hostia.
Nella grande produzione teologica di san Tommaso non troviamo opere
mariane, ma poche pagine, molto significative, all’interno dei suoi scritti,
soprattutto nella Summa Theologiae,
nella terza parte dedicata a Gesù Cristo (che costituisce lo studio mariano più
importante), nella Summa contra Gentiles
quando tratta dell’Incarnazione e nei commenti alla Sacra Scrittura.
Approfondendo la maternità divina della Vergine, il dottore angelico ha
delle frasi interessanti e inusuali, adatte alla sensibilità del nostro tempo.
Egli scrive che Gesù «assunse la natura umana secondo il sesso maschile, ma perché non fosse disprezzato il sesso
femminile fu conveniente che si incarnasse da una donna».
E continua, riprendendo l’esortazione di Sant’Agostino: «Uomini, non
mancate di stima verso voi stessi: il Figlio di Dio ha assunto un uomo. Donne,
non mancate di stima verso voi stesse: il Figlio di Dio è nato da una donna».
Con un appellativo, di non immediata comprensione per noi oggi, il santo
definisce la Vergine Triclinium totius
Trinitatis, titolo che papa Benedetto XVI così spiega: «Triclinio, cioè
luogo dove la Trinità trova il suo riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione,
in nessuna creatura, come in Lei, le tre divine Persone inabitano e provano
delizia e gioia a vivere nella sua anima piena di Grazia».
Concludendo, facciamo nostra questa splendida invocazione di San Tommaso:
Mio Dio, non dimenticarti di me,
quando io mi dimentico di te.
Non abbandonarmi, Signore,
quando io ti abbandono.
Non allontanarti da me,
quando io mi allontano da te.
Chiamami se ti fuggo,
attirami se ti resisto,
rialzami se cado.
Donami, Signore, Dio mio,
un cuore vigile che nessun vano pensiero
porti lontano da te,
un cuore retto che nessuna intenzione
perversa possa sviare,
un cuore fermo che resista
con coraggio ad ogni avversità,
un cuore libero che nessuna
torbida passione possa vincere.
Concedimi, ti prego,
una volontà che ti cerchi,
una sapienza che ti trovi,
una vita che ti piaccia,
una perseveranza
che ti attenda con fiducia
e una fiducia che alla fine
giunga a possederti.
Maria Angela S.
SiatePerfetti marzo 2023
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