mercoledì, dicembre 06, 2023

Immacolata Concezione

 

da: Maria A.S. - SiatePerfetti dic.2023

L’IMMACOLATA CONCEZIONE

Nel mese di dicembre celebriamo l’evento più importante della storia dell’umanità: la nascita del Figlio di Dio Gesù Cristo.

La solennità del Natale è preceduta dalle quattro settimane del tempo di Avvento, tempo di preparazione e di attesa da vivere con Maria, la Madre del Signore.

Opportunamente, proprio nel cuore di questo tempo, la Chiesa ci propone una delle maggiori feste mariane: la solennità dell’Immacolata Concezione.

La data dell’otto dicembre, che fa memoria del prodigioso concepimento di Maria, preservata dal peccato originale, è legata alla festa ben più antica della sua natività, giusto nove mesi dopo, l’otto settembre.

Fondamenti biblici

Negli anni 1996/97 Giovanni Paolo II dedicò le catechesi del mercoledì a temi mariani con l’intento di offrire «una sintesi essenziale della fede della Chiesa su Maria» (Udienza, 3/1/1996).

Seguendo i dati della Scrittura e della Tradizione apostolica, il papa descrive il ruolo della Vergine nel mistero di Cristo e della Chiesa e, nell’ampia trattazione, dedica diverse catechesi all’Immacolata Concezione.

Nel “Protovangelo” (cioè prima Buona Novella) il Signore dice al serpente: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15).

Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio rivela il suo piano di salvezza al centro del quale la donna ha un ruolo singolare. Come la donna, Eva, per prima cedette alla tentazione e divenne alleata del serpente, così un’altra donna, la nuova Eva cioè Maria, diventerà l’alleata di Dio e acerrima nemica del serpente.

La frase della Genesi ha ispirato l’immagine tradizionale dell’Immacolata che schiaccia il serpente sotto i suoi piedi. Gli esegeti affermano che nel testo ebraico non è la donna ma la sua discendenza che trionfa su satana.

Considerando però la concezione biblica che afferma la profonda solidarietà tra genitori e figli, questa rappresentazione è coerente con il senso originale del passo: l’Immacolata schiaccia il serpente, non per virtù propria ma della grazia del Figlio (cfr. Udienza, 29/5/1996).

L’inimicizia stabilita da Dio tra il serpente e la donna, tra il diavolo e la Vergine, implica che Maria sia esente dal peccato e sottratta al dominio di satana fin dal suo concepimento.

Nell’enciclica Fulgens corona, pubblicata per il centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, papa Pio XII così si esprime in proposito: «Se in un determinato momento la Beatissima Vergine Maria fosse rimasta privata della grazia divina, perché contaminata nel suo concepimento dalla macchia ereditaria del  peccato, tra lei e il serpente non ci sarebbe stata più – almeno durante questo periodo di tempo, per quanto breve fosse – quell’eterna inimicizia di cui si parla dalla tradizione primitiva fino alla solenne definizione dell’Immacolata Concezione, ma piuttosto un certo asservimento».

Un secondo passo scritturale è Luca 21,28 dove l’arcangelo Gabriele si rivolge a Maria con il saluto “chaire”, “rallegrati”, e la chiama “kecharitoméne, “piena di grazia”.

Gabriele la saluta con l’appellativo “piena di grazia” perché questo è il nome che Maria possiede agli occhi di Dio. La Vergine è invitata a gioire perché il Signore l’ama e l’ha colmata di grazia in vista della divina maternità (cfr. Udienza, 8/5/1996).

L’espressione italiana “piena di grazia” non è però del tutto precisa perché il termine greco “kecharitoméne” è un participio passivo. Si dovrebbe tradurre “resa piena di grazia” o “colmata di grazia” da parte di Dio.

La liturgia propone proprio questi due brani, Genesi 3,9-15 e Luca 1,26-38 (1ª lettura e Vangelo), nella Santa Messa della solennità dell’Immacolata Concezione. Aggiunge poi come seconda lettura il testo di Efesini 2,3-6.11-12 in cui Paolo afferma che la grazia, donata in pienezza alla Vergine come primizia della redenzione, è concessa con abbondanza anche a noi, dono gratuito del Padre nel “Figlio amato”.

Un terzo riferimento all’Immacolata Concezione di Maria lo troviamo al capitolo dodici dell’Apocalisse che parla di “una donna vestita di sole”. Gli esegeti vi vedono principalmente la figura della Chiesa che partorisce Cristo nel dolore. Ma il versetto 5, affermando esplicitamente: «Essa partorirà un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro», suggerisce anche una interpretazione individuale: è Maria la donna che ha dato alla luce il Messia.

San Giovanni Paolo II commenta questo passo con una breve ma densa riflessione: «Caratterizzata dalla sua maternità, la donna “era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto (12,2). Questa annotazione rimanda alla Madre di Gesù presso la croce (cfr. Gv 19,25), dove Ella partecipa con l’anima trafitta dalla spada (cfr. Lc 2,35) al travaglio del parto della comunità dei discepoli. Nonostante le sue sofferenze, è “vestita di sole” – porta, cioè, il riflesso dello splendore divino –, e appare come “segno grandioso” del rapporto sponsale di Dio con il suo popolo» (Udienza, 29/5/1996).

La liturgia propone il brano dell’Apocalisse (12,1-6.10) nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

Sviluppo e proclamazione del dogma

I Padri della Chiesa d’Oriente, fin dai primi secoli, riconoscono nella Vergine una pienezza di santità del tutto singolare e la celebrano con il titolo di “Panaghìa”, “tutta santa”.

Nella sua Concezione immacolata vedono l’inizio di una nuova creazione, come afferma il vescovo Andrea da Creta (+740) in un celebre sermone per la Natività: «Oggi l’umanità, in tutto il fulgore della sua nobiltà immacolata, riceve la sua antica bellezza. La vergogna del peccato aveva oscurato lo splendore e il fascino della natura umana; ma quando nasce la Madre di Colui che è la Bellezza per eccellenza,   questa natura ritrova in lei i suoi antichi privilegi ed è plasmata secondo un modello perfetto e veramente degno di Dio... Oggi inizia la rigenerazione della nostra natura e il mondo invecchiato, sottomesso a una trasformazione tutta divina, riceve le primizie della seconda creazione».

In Occidente invece la dottrina della santità della Beata Vergine fin dal concepimento trova difficoltà ad essere accolta per le affermazioni paoline sulla universalità del peccato. Anche il grande dottore e teologo sant’Agostino, pur convinto della purezza e della perfetta santità di Maria non riesce ad intuire come Ella possa essere esente dal peccato originale. Se così fosse, non sarebbe stata redenta da Cristo perché redenzione significa proprio liberazione dal peccato.

Dopo diversi secoli, il teologo francescano Duns Scoto (+1308) trova la soluzione a questa difficoltà. Egli, sviluppando le intuizioni di alcuni teologi del secolo precedente, introduce il concetto di “redenzione preservatrice”: la Vergine Maria è dunque la prima redenta da Cristo, in modo mirabile redenta.

Questo privilegio mette ancor più in evidenza l’opera redentrice di Cristo che non solo libera, ma anche preserva dal peccato. La preservazione, che è totale in Maria, agisce anche in noi perché Gesù, liberandoci dal peccato, ci dona la grazia e la forza di vincerne l’influenza nella nostra vita. (cfr. Udienza, 5/6/1996).

La dottrina del beato Duns Scoto sarà sempre più accolta dai teologi, non senza però suscitare accese controversie e diatribe.

Giungiamo finalmente all’Ottocento quando, nel 1854, papa Pio IX proclama solennemente il dogma con la Bolla Ineffabilis.

A questo pronunciamento la Chiesa giunge dopo un lungo percorso a cui hanno contribuito molti elementi e componenti del popolo cristiano sotto la guida dello Spirito Santo: a) la fede popolare che mai dubitò di questa verità, sostenuta anche dalla predicazione francescana; b) l’introduzione della festa nel IX secolo nell’Italia meridionale, estesa a Roma nel 1484 e poi in tutta la Chiesa nel 1708; c) Lo sviluppo della liturgia, l’approfondimento teologico e alcuni interventi del Magistero prima del 1854.

Pio IX prima di decidere, convoca una commissione di teologi e consulta tutti i 604 vescovi – quasi un “concilio per iscritto” – che risposero positivamente.

Concludiamo con due strofe della bella preghiera all’Immacolata pronunciata da papa Francesco l’8 dicembre 2013:

«Vergine Santa e Immacolata,
a Te, che sei l’onore del nostro popolo
e la custode premurosa della nostra città,
ci rivolgiamo con confidenza e amore.

Tu sei la Tutta Bella, o Maria!
Il peccato non è in Te.

Suscita in tutti noi
un rinnovato desiderio di santità:
nella nostra parola
rifulga lo splendore della verità,
nelle nostre opere
risuoni il canto della carità,
nel nostro corpo e nel nostro cuore
abitino purezza e castità,
nella nostra vita si renda presente
tutta la bellezza del Vangelo».

Maria A S.



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