lunedì, dicembre 02, 2024

Angeli e Pastori

 

ANGELI E PASTORI


Carissime Annunziatine,

centro dell’Anno Liturgico – come pure della dottrina cristiana – è il mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo il Verbo di Dio, che si celebra nella santa Pasqua, memoria di quando «a mezzogiorno si fece buio su tutta la terra» (Mt 27,45) e della sua Risurrezione «al mattino, il primo giorno dopo il sabato» (Mc 16,9).
Ma la Chiesa, specie nella tradizione latina, celebra e festeggia con particolare intensità e devozione anche il mistero dell’Incarnazione di Gesù – cioè il santo Natale – quando nel pieno della notte «la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9), cioè avvolse di luce i “pastori” e tutti coloro che accolgono il Salvatore che viene nel mondo. Assieme ad essi possiamo proclamare con San Giovanni che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria» (Gv 1,14).

Riconoscere il Verbo di Dio

Il “mondo” da sempre cerca di banalizzare, di non riconoscere questo evento e questo mistero: sostanzialmente non si vuole credere che “Dio si è fatto uomo”.
Rimane sempre valido quanto l’evangelista Giovanni dice nel prologo del suo vangelo: «eppure il mondo non lo ha riconosciuto» (Gv 1,10).
Inoltre il “nemico dell’uomo” ha una particolare rabbia verso questo mistero dove Dio si fa piccolo,
si fa uomo per salvare gli uomini. A Natale gli angeli con gioia adorano il Verbo incarnato, al contrario gli spiriti caduti sono rabbiosi e confusi.
Ricordiamo quanto afferma la Lettera agli Ebrei: «Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura» (Eb 2,16). Anzi ribadisce con forza che anche le creature spirituali devono inchinarsi a Gesù: «Quando invece introduce il primogenito nel mondo,dice: “Lo adorino tutti  gli angeli di Dio”» (Eb 1,6).
Infatti l’evangelista Luca presso la grotta di Betlemme racconta il disegno salvifico che si realizza anche per gli Angeli del Cielo:«Apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”»
(Lc 13-14). Sempre continua questa divisione tra coloro che nelle tenebre vedono sorgere una luce che illumina fin nel più profondo del loro essere e quelli che invece rifiutano questa luce per nascondersi nelle tenebre che offuscano la loro anima fin nel profondo. Questi cantano gloria a Dio, gli altri cercano una gloria che lascia il cuore vuoto e senza pace vera. Unico è il mistero di Cristo che celebriamo a Natale e festeggiamo a Pasqua, ed è intrecciato della dimensione divina e soprannaturale insieme con la nostra dimensione umana e terrena: Dio che si fa uomo perché l’uomo sia salvato, cioè divinizzato. E questo mistero deve essere da noi riconosciuto e proclamato.

Adorare Dio dove egli desidera

Celebriamo il mistero del Natale quando sappiamo riconoscere il Verbo che viene, ed ancora una volta ci stupisce e ci sorprende. La potenza divina si nasconde nella povertà umana.
Noi dobbiamo lasciarci insegnare, da tutti coloro che si avvicinano a Gesù nella culla, a riconoscerlo lì dove lui si manifesta, lì dove lui si vuole far trovare. In fondo dobbiamo partecipare al suo gioco d’amore per la sua creatura. Gli angeli ci insegnano ad adorare Dio lì dove Egli vuole ed a riconoscere la sua luce eterna nel mezzo della notte delle creature. Gli angeli, creature di luce, che sempre adorano Dio nello splendore della Gloria, lì dove non ci sono ombre. Alla nascita a Betlehem devono andare ad adorarlo dove il Verbo di Dio si nasconde, nel pieno della notte e nel grembo di Maria. E lì riconoscono la Vergine Madre come loro Regina, che per la sua grande umiltà è rivestita della Gloria di Dio.
Gli angeli, fedeli servitori della volontà di Dio, con gioia e stupore cantano le meraviglie che Dio
opera nella Creazione ed ancora di più nella storia della salvezza, e che è nascosta nella storia
dell’umanità.

Cercare dove Dio si fa trovare

Anche i pastori ci insegnano ad adorare il verbo di Dio dove egli si fa trovare. Ci mostrano la prima
condizione: la vigilanza. Mentre gli altri dormono, essi vegliano: sono vigilanti. Nella tradizione antica il termine “vigilanti” è usato per tre categorie: gli angeli, i soldati che vegliano di notte ed infine i monaci che sempre pregano e scrutano le Scritture. I pastori che vigilano il gregge nella notte sono simbolo di coloro che si preoccupano delle creature loro affidate, perché sono immagine di Dio che veglia sul suo popolo. Essi vegliano, ma non basta, hanno anche bisogno che qualcuno annunci loro dove andare e come riconoscere il Messia (sarà lo stesso per i Magi). Dai pastori dobbiamo imparare ad essere pronti ad accogliere il messaggio che giunge nei tempi di Dio, non secondo il nostro ragionamento. Essi si fidano perché nell’annuncio angelico sono illuminati nell’anima e nella mente.
Come i pastori anche noi abbiamo bisogno di riconoscere segni, non basta la luce intima. Siamo creature di carne e abbiamo bisogno di vedere anche con i nostri occhi.
«Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12) dice l’angelo ai pastori. Senza la luce che li ha illuminati nell’intimo, sarebbe un segno banale, ma così è la conferma di quanto annunciato. Anche noi possiamo riconoscere Dio, dove e quando si rivela, grazie alle parole dei suoi messaggeri: i profeti e gli apostoli. I pastori devono fare un cammino nel buio della notte. Lo possono fare perché gli occhi della fede sono già stati illuminati. Camminano nella notte, ma il loro cuore è già nella gioia. Arrivano e vedono il Bambino in fasce e la mangiatoia... e dobbiamo aggiungere a Betlehem (città legata a Davide, il pastore secondo il cuore di Dio).
Il profeta Isaia ci ricorda che l’asino e il bue riconoscono il loro padrone (Is 1,3)
poiché è chi gli dà mangiare (la mangiatoia o greppia). Ma non dobbiamo tralasciare il luogo:
Betlehem (cioè casa del pane) perché non di solo pane vive l’uomo (cfr. Mt 4,4; Lc 4,4; Dt 8,3) ma di ogni Parola che viene da Dio. Noi riconosciamo dunque il nostro Signore nel Pane di Vita e nella Parola di Dio che illuminano la nostra mente, riscaldano il nostro cuore e rinvigoriscono le nostre forze.

Don Gino





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